Secrezioni: "Candidamente tua"
Data: 06/03/2018,
Categorie:
Etero
Autore: renart
... lavor, circostanza che mi fece sbroccare e dare di matto al punto da mollarle uno schiaffone in pieno viso, del quale subito mi pentii ma che contribuì a spostare l’ago delle ragioni e favorì l’esplosione della sua reazione furiosa, che non risparmiò né oggetti personali né il mio orgoglio virile, i primi distrutti contro la parete e il pavimento, il secondo umiliato in virtù delle presunte colpe che mi sarebbero appartenute per non essere in grado di soddisfare appieno le esigenze di donna della mia compagna, le quali non si riducevano certo alla sfera sessuale, ma che richiedevano attenzioni, complicità di altro tipo e, soprattutto, di esclusività e fedeltà (argomento, questo, che trovava qui espressione per la prima volta ma che, negli anni a venire, sarebbe stato affinato e arricchito di altri corollari, macrodiscorso onnipresente sotto il quale rubricare tutti i suoi tradimenti ritorcendomeli contro in quanto indotti e causati da me medesimo, dalle mie mancanze, dalle mie incurie, dalle mie insicurezze, dalla mia assenza, dalla mia infedeltà ecc. ecc.), il tutto urlando e sbraitando, cosa che non facilitava il discorso razionale e teneva lontana la semplice e logica osservazione che col suo capo ci aveva scopato e che pertanto non si era allontanata poi tanto da quella sfera sessuale che recriminava come gabbia del nostro rapporto - in seguito alla quale lei prese una parte della sua roba, la richiuse in due valigie e le portò con sé a casa della madre, Linda si ...
... presentò da me. Dritta sull’uscio della porta d’ingresso, il viso contratto in una maschera tragica e gli occhi un po’ gonfi, mi chiese di entrare e fare quattro chiacchiere. Alzai seccato lo sguardo al soffitto, fissando una macchia di umido a forma di farfalla, sbuffai e la feci passare. Linda guadagnò il centro del soggiorno, fece finta di non badare al casino imperante che traboccava da ogni dove, appese alla spalliera di una sedia la cinghia della borsa griffata Prada, rosa shocking e tempestata di brillantini – ennesimo presente del suo Massimo, supposi, probabilmente regalatale in occasione dell’ultima convention dell’IBM, affinché nessuno degli astanti potesse avere dubbi sul glamour della moglie del capo ingegneri -, incrociò le braccia sotto al seno, modellato dalla camicetta bianca D&G, perfettamente aderente sui fianchi di violino – che mai si sarebbe potuta permettere, come tutto il resto della sua mise, d’altra parte, compresi i sandali in suade rosa, identico colore della borsa ovviamente, con la doppia G dorata di Gucci a completare il design a frange, col solo stipendio di professoressa, sebbene di un prestigioso Liceo classico - e mi cercò con lo sguardo mentre mi stravaccavo a cosce larghe sulla poltrona davanti a lei – così da assumere una posa sguaiata provocatoriamente in antitesi alla rigida compostezza della sua – e ingollavo una robusta sorsata di sambuca direttamente dalla bottiglia. Mi asciugai le labbra col dorso della mano, mi rullai una sigaretta di ...