1. L'Organizzazione (Capitolo 8)


    Data: 12/03/2018, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Ipsedixit

    La prima fase della “rieducazione” consisteva nel disorientare ed umiliare le prigioniere. Per la maggior parte del tempo rinchiuse nelle gabbie, i periodi di luce ed oscurità si susseguivano in modo casuale, sia per durata che per frequenza. Un’illuminazione intensissima e mirata, realizzata con sei fari spot, puntati singolarmente verso ognuna delle gabbie. Oltre alla scomodità della posizione, nei momenti di buio un impianto sonoro diffondeva rumori fastidiosi, così che le prigioniere non potessero dormire sonni ristoratori. Private di ogni intimità e del riposo, Valeria e le altre si sentirono umiliate e caddero sempre più preda di un’ansia che non riuscivano a gestire. Dovevano espletare le loro necessità fisiologiche sotto lo sguardo costante di tutti i presenti, quindi, delle altre ragazze, delle ancelle e dei paramilitari di guardia. Il tempo loro concesso era brevissimo e trascorsi tre minuti, venivano comunque fatte rialzare dall’unica turca di cui era dotata la sala. Tenute con i polsi ammanettati dietro la schiena, la loro pulizia era opera delle ragazze-ancella, con due di loro che trattenevano la prigioniera e la posizionavano opportunamente, mentre la terza, servendosi di un idrante, la irrorava con un potente getto di acqua fredda, insistendo particolarmente fra le gambe ed in mezzo alle natiche. Il pasto era l’unico momento in cui le prigioniere avevano i polsi ammanettati davanti. Obbligate a mettersi carponi, allineate una a fianco dell’altra, dovevano ...
    ... appoggiare gli avambracci a terra, mantenere il culo ben alto e posizionarsi in modo da avere le ginocchia distanziate una sessantina di centimetri. L’umiliazione, in questo caso, consisteva in una coda canina fittizia che le ancelle applicavano, inserendole con una certa decisione nell’ano di ognuna. Solo se munite di coda, Valeria e le altre potevano finalmente stringere fra gli avambracci le grandi ciotole ed iniziare il loro pasto. Rigorosamente proibito l’uso delle mani, il contenuto nella ciotola andava divorato rapidamente, servendosi solo di labbra, denti e lingua, leccando poi l’interno della ciotola finché non fosse lucido a specchio. Il cibo era sempre lo stesso: un ammasso alimentare informe ed appiccicoso, dalla consistenza simile a quella di un omogeneizzato per l’infanzia. Tecnicamente salutare, in quanto calibrato per apporto calorico, proteico e di fibre, la consistenza non invogliava, mentre odore e sapore risultavano vagamente disgustosi. Sporcare il pavimento, mangiare lentamente od aiutandosi con le mani, comportava la punizione di Frau Helga, che frustava la colpevole sulle natiche senza curarsi di grida e suppliche, smettendo solo quando il volto della ragazza era rigato da lacrime. Durante una di quelle punizioni, lo sguardo di Valeria si soffermò casualmente sul volto delle ancelle, nel quale lesse un’espressione di sadico piacere. Il cerimoniale del pasto prevedeva che dopo aver bevuto mezzo litro d’acqua servito nella stessa ciotola in cui avevano ...
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