Due palmi sotto il sole
Data: 05/09/2017,
Categorie:
Sentimentali
Autore: CLAUDIO TOSCANI
... sgonfiato lentamente.” “Chi potrebbe ripararmela? Abito a Sanfabiano da poco tempo e non saprei da chi andare” Mio padre ebbe il temerario impulso di darle del tu. “Posso aggiustartela se vuoi. Io e mio padre usiamo spesso le biciclette e capita anche a noi di forare, perciò abbiamo l’occorrente.” “Non avrei sparato in tanta fortuna. Te ne sono grata. Ti chiami?” “Luciano. Tu?” “Nadia.” “Nadia, ci metterò un po’, non ho la pratica del meccanico.” “Fa niente. Mi potresti indicare una cabina telefonica? Devo avvertire i miei che arriverò a casa in ritardo.” “Quale cabina! Abbiamo il telefono in bottega, vieni.” Mio padre preparò il secchio con l’acqua, la toppa, il mastice e la pompa. “Cavoli, come sei organizzato.” “Che ti avevo detto? A mio padre capita di forare una volta su tre che adopera la bicicletta. Le camere d’aria della sua bici attirano i chiodi come le calamite.” «Insomma un po’ per mancanza di pratica, un po’ perché non voleva darsi fretta, riuscì a trattenerla per quasi un’ora ma senza che gli tornasse alla mente il discorso che si era preparato per chiederle l’appuntamento, sicché, preso dalla fretta, riuscì a improvvisare qualcosa quando lei aveva già inforcato la bici.» «Che cosa le disse», gli domandò Silvia tornando ad arricciarsi una ciocca di capelli sul dito. Le propose di andare a mangiare il cocomero.» «Almeno le fosse venuto in mente di offrirle la pizza, ma il cocomero», commentò Silvia, ridendo sommessa. «Già. A mia madre doveva essere scattato ...
... qualcosa dentro per accettare di uscire con uno che gli aveva proposto di andare a mangiare il cocomero. Credo che in seguito la Valcorniola fosse divenuta il posto preferito dove andavano a fare l’amore perché, da sposati, prima che nascesse Manuela, mi portavano spesso lassù. Ricordo che mi mettevano in mezzo a loro, mi sollevavano tenendomi per le mani e mi facevano toccare terra più avanti per darmi l’impressione di volare. Da grandicello continuai ad andarci con i miei amici di scuola. In seguito, più che all’Istituto d’Arte, ho imparato a dipingere lassù.» Silvia gli sfiorò la fronte con la punta delle dita, trastullandosi a muovere indice e medio come fossero arti di un minuscolo omino. «Ora capisco perché tieni a quel luogo. Chi ti ha raccontato la storia della bicicletta?» «Mia sorella.» «Lo immaginavo. Le mamme hanno un debole per i figli maschi ma della loro vita ne parlano più volentieri con le figlie. Tua sorella è affezionata molto a te. Me l’ha detto lei, prima di cena.» «Da piccoli non me la spiccicavo di torno. Ha graffiato Rossana più di una volta perché volevano stare dalla mia parte quando giocavamo a ruba bandiera.» «Quanti anni avevi?» «Nove, dieci.» «Cavoli, hai iniziato presto a farti le fidanzatine. Spero non avrete giocato al dottore.» «Non con lei ma con Tamara la barista del distributore.» «Addirittura? Che cosa le hai fatto?» «Niente. Ci siamo nascosti dentro una botte per vedere com’eravamo diversi. É normale che i bambini siano curiosi.» «Ecco ...