Due palmi sotto il sole
Data: 05/09/2017,
Categorie:
Sentimentali
Autore: CLAUDIO TOSCANI
... tensione e dispiacere. S’impose di rivolgerle un breve sorriso. «Ciao, Rossana.» «Ciao Manu. Tuo fratello è in casa?» «È nel suo studio. Dipinge.» Rossana si obbligò a un immane sforzo di volontà per apparire disinvolta ma lo stomaco se lo sentiva rimestare. «Desidererei parlargli.» «Vado a chiedergli se può riceverti. Puoi attendere?» «Sì, certo.» Rammentando che qualche mese addietro non avrebbe fatto anticamere, Rossana fu assalita da una raggelante estraneità verso quella casa che considerava quasi come fosse sua. Rimase attonita a fissare la porta richiudersi con un clic di gelido garbo. Quanto amasse Mauro, l’aveva compreso la notte durante la quale si era appartata in auto con Valerio, quel ragazzo di Ponte al Pino. “Morto un papa se ne fa un altro” Così le avevano consigliato le amiche. Lei aveva provato a seppellire l’amarezza ma col risultato di respingere Valerio, quasi in malo modo, quando si era avvicinato per baciarla. Era scesa dalla sua auto senza nemmeno capire quel che lui le biasimasse. Fuori c’era un bel chiaro di luna, una striscia d’argento fredda e silenziosa che illuminava la viuzza nella quale si erano addentrati. A Mauro piaceva osservare la luna piena, con la guancia accostata alla sua. La tensione nervosa per il senso di colpa che aveva provato, si era tramuto in nausea e aveva vomitato anche l’anima. Fortuna che Valerio si era poi dimostrato gentiluomo e l’aveva accompagnata fin sull’uscio di casa, cercando pure di capirla. Certa che Mauro fosse ...
... ancora innamorato di lei, non si era preoccupata quando aveva rifiutato d’incontrarla. Era passata davanti bottega molte volte e aveva sempre notato la sua auto posteggiata nei dintorni, con lo stemma della Sanfabianese e della Fiorentina, attaccati sul lato sinistro del lunotto, e la piccola ammaccatura sul portellone posteriore. Quelle cose sempre uguali e il modo che aveva lui di posteggiare, con le ruote leggermente sotto sterzo e lo specchietto, che dava dalla parte della strada, ripiegato verso la portiera, le avevano trasmesso un senso d’invariabilità delle cose. Anche le informazioni delle amiche confermavano che nessun pericolo era in agguato, perciò bastava attendesse che il tempo stemperasse l’accaduto per chiedergli di rimettersi assieme. Ora averlo visto sottobraccio a “quella” stravolgeva tutto e avvertiva la coscienza biasimarla. “Come hai potuto essere così stupida da lasciarlo per una mascherata, e tanto orgogliosa da rimanergli adirata per tutto questo tempo? D’accordo che per fare quei costumi ci avevi lavorato da perderci gli occhi ma… scema che non sei altro. Hai sempre sbagliato tutto con lui, sempre a fargli le ripicche, a tenergli il broncio, a cercare piccole rivincite per delle cretinate. Stavolta se riesco a rifarci pace, giuro che… di dove sarà sbucata quella spilungona?” Manuela entrò nello studio di Mauro. Lo vide intento a risolvere i toni di un chiaroscuro. «Chi ha suonato Manu?» chiese lui alla sorella. «Rossana.» «Miseriaccia, che devo fare?» ...