Due palmi sotto il sole
Data: 05/09/2017,
Categorie:
Sentimentali
Autore: CLAUDIO TOSCANI
... decorava il soffitto. «Babbo, noi commercianti siamo la fanteria del sistema capitalistico?» «Perché dici questo, adesso?» «Riflettevo su tante cose prima che venissi. Tu hai creduto a un sistema sociale più giusto.» «Ci speravo quando immaginavo tuo nonno cadere dall’impalcatura malandata di quel cantiere maledetto. Negli anni 70 la passione della gioventù mi faceva apparire a portata di mano il cambiamento radicale della società. Invece il sistema del libero mercato ha dimostrato di perpetuarsi come la fenice. Qualche giorno fa ho letto una barzelletta che ironizzava sull’illusione che vivevamo. Sul bagnasciuga di una spiaggia d’Acapulco, il figlioletto di un ricco imprenditore dice al padre, immerso nell’oceano fino al collo: “Papà, perché ridi?” “Penso a quei sessantottini che dicevano: il capitalismo ha ormai l’acqua alla gola.» Silvia fissò il padre con un’espressione adorante e colse un disincantato sorrisetto sulle sue labbra. «Ci facevamo propugnatori del libero pensiero contro ogni dogma», continuò Riccardo. «Credevamo possibile un mondo nel quale gerarchie e ingiustizie potessero essere descritte nei libri di storia come retaggio del passato, invece molti contestatori di allora costituiscono la gerarchia attuale. Nemmeno c’è da biasimarli perché questo sistema assorbe tutto. Ora vuoi che ti spieghi un paradosso Silvia?» «Quale?» «Se il mondo avesse subito un capovolgimento, avremmo dovuto imporre le idee d’uguaglianza con la tirannia e l’ostracismo per ostacolare ...
... la natura umana che rimarrà sempre individualista. Ora ti svelo un’altra cosa, Silvia: in noi c’era già il seme delle costrizioni che avremmo potuto imporre alla gente se fossimo riusciti ad abbattere il capitalismo. Ci obbligavamo a un comportamento duro, come se il buon rivoluzionario non dovesse esprimere sentimenti di tenerezza. Rammento un certo Salvatore, figlio d’emigrati meridionali, al quale non importava osannare Mao e la rivoluzione culturale. Era un po’ malinconico, amava le poesie di Leopardi perché descrivevano sensazioni intime. Un giorno mi fece leggere alcuni pensieri con cui esprimeva la gioia che aveva provato ad accarezzare un agnello, ma per non essere tacciato di fiacchezza intellettuale volle che gli promettessi di non rivelare ai compagni che cosa scrivesse.» «Non leggevate poesie d’amore?» «Forse in privato ma nessuno degli organizzatori di riunioni si sarebbe azzardato a venire in assemblea con un volume di poesie di quel genere. Era difficile vedere una coppia teneramente abbracciata e non ridevamo quasi mai. Eravamo, accigliati, con barba incolta e reprimevamo le carezze come se rappresentassero la manifestazione di un decadente retaggio borghese. Portavo tua madre in luoghi in cui difficilmente potevamo essere visti da qualche compagno, quando volevamo farci le coccole, perché il sentimentalismo era considerato una romanticheria che indeboliva le aspirazioni collettive rivoluzionarie. A differenza degli attivisti impegnati, parecchi altri studenti ...