1. Due palmi sotto il sole


    Data: 05/09/2017, Categorie: Sentimentali Autore: CLAUDIO TOSCANI, Fonte: EroticiRacconti

    ... che la risucchiava. Mauro le posò il capo sulle gambe. La vide muovere faticosamente le labbra. «Mauro sto morendo… » La voce di Silvia si era fatta così debole che lui faticava a udirla persino nel silenzio di quel luogo. «Sciocchina non si muore per il morso di una vipera.» «Non è vero. Si può morire anche per la puntura di un calabrone. Mauro tienimi la mano.» «Te la tengo, guarda.» Mauro gliela sollevò per portarsela alle labbra. Era fredda. Baciò le dita violacee. Asciugava un filo di bava che le colava dalla bocca quando sentì il rombo di un motore. «Arrivano!» La esortò a resistere. Sentì il motore del veicolo spengersi, lassù sul pianoro. Pregò Dio che il dottore giungesse in tempo. “Padre Nostro che sei nei cieli…” Percepì le membra di Silvia perdere tensione, i muscoli del collo abbandonare il tono. Si accasciava tra le sue braccia. Le diede due buffetti sulle guance. «Silvia?» La scosse ripetutamente. Lei riaprì gli occhi di una fessura ma un’apatia brumosa s’insinuava nelle sue membra offuscandole il pensiero. Si sentiva svanire in una dimensione nella quale incombeva una foschia cupa che risucchiava le percezioni. I sensi l’abbandonavano, come fossero aspirati da un immenso spazio vuoto, tenebroso, un mondo senza luce. «Sto cadendo.» Le parole che Silvia pronunciava perdevano consistenza. «Non sento più niente. Mauro perché vai via?» Lui avvertiva un crampo allo stomaco come se a provocarglielo fosse stata la morsa di un fabbro. Un nodo alla gola gli impediva ...
    ... di inghiottire. «Silvia non vado via. Sono qui. Ti sto toccando.» Sostenendole la nuca, la baciò sulle labbra livide e fredde, le tenne la guancia accostata alla sua e le macchiò il viso di sangue. La allontanò un poco, vide che i moti espressivi la stavano abbandonando. Fu preso da una sferzata di disperazione. Insisté a scuoterla. «Stai desta, Silvia, per l’amor di Dio, stai desta!» Per seguitare a scuoterla dovette toglierle l’appoggio della mano sulla nuca. Vide il capo penzolare all’indietro, i capelli ciondolare sull’erba. «Silvia!» urlò con voce strozzata che saturò il vallone rimandandogli la coda della sua costernazione. Le posò l’orecchio sul petto, non riuscì a percepire il battito cardiaco. Gli sembrò che incupisse persino il fulgore del sole e sulla terra calasse un silenzio assoluto. La morte, vista così da vicino, le parve il più orribile incubo che potesse capitare a un uomo e ora gli piombava addosso come un’incudine che precipitasse su uno specchio in cui poco prima rifletteva la vita nel pieno del vigore. Si sentiva lacerare l’anima come se gliela strappassero dalla carne viva. Quale cinismo poteva architettare la morte. Si era avvicinata strisciando, mentre loro stavano per vivere momenti che avrebbero rammentato più di ogni altro: un giorno vissuto imprimendo nella memoria ogni gemito, ogni sospiro, ogni carezza del loro primo amplesso. Uno dei ragionamenti che aveva fatto Silvia, sugli enigmi dell’universo, gli tornò alla mente in tutta la sua orribile ...
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