Due palmi sotto il sole
Data: 05/09/2017,
Categorie:
Sentimentali
Autore: CLAUDIO TOSCANI, Fonte: EroticiRacconti
... pensò con cupa ilarità. Mauro aveva gli occhi persi sul pavimento. Una grossa benda, bordata di cerotto, gli copriva la tempia fino alla fronte. Il suo volto era di un pallore giallastro sul quale spiccavano occhiaie violacee. La sua maglietta era madida di sudore, il capo gli martellava e le minuscole rughe, ai lati degli occhi, si erano incavate. Era così snervato d’avere la sensazione che il suo animo fosse stato sostituito da una voragine. Gettò uno sguardo fuori della finestra. Fissò, smarrito, l’incendio del tramonto. Livio era accanto a Franco Stefano; seguiva il disco solare scomparire dietro i tetti. Lorenzo, contrito e dignitoso, era in piedi in un angolo. Monica, Linda e Arturo gli parlavano a bassa voce. Nadia e Manuela stavano informando Patrizia di avere mandato persone fidate, in Valcorniola, a prendere gli oggetti dei ragazzi, quando il cellulare di Patrizia si animò. «Patrizia ci sono novità?» Nel sentire la voce del padre lei scoppiò in lacrime. «Babbo, Silvia è sempre grave. Non sappiamo altro.» «Lorenzo dov’è?» chiese Riccardo, tentando di non farsi sentire preoccupato. «Con noi.» «La nonna?» «È A casa. Con lei c’è Enrica.» «Babbo speriamo che Silvia riesca a farcela.» «Ne sono certo Patrizia. Saremo lì tra poco.» Sorda disperazione Il cielo assumeva il colore dell’ardesia. Si accesero i lampioni del viale che costeggiava l’ospedale. Livio e Fabrizio presero sottobraccio Mauro e lo portarono fuori della saletta per tentare di distrarlo ma a lui Silvia ...
... traboccava da ogni angolo della mente e pensarla era un’angoscia che tutto trasformava in buccia. Gli sembrava divenuto un guscio vuoto persino l’amore per la sua famiglia. Giunsero presso il bar. Personale ospedaliero e visitatori affollavano il vasto atrio e i banchi del bar, conversando con pazienti svigoriti dalla chemioterapia o che avevano un solo dito fasciato, ma erano ombre che coglieva vagamente. Si passò la lingua sulle labbra secche. Pensò agli uomini che passavano la loro vita a parlare, mangiare, dormire, fare progetti, mettere al mondo figli, ideare il loro il futuro e fare grandi sacrifici per divenire proprietari di una casetta. Poi tutto andava a puttana per un evento più improbabile di una cinquina secca. E lui cos’era divenuto se non una pedina senza valore in quel vago gioco che era l’esistenza? Ora la vita, spogliata dalle illusioni dei sentimenti, del cibo e del sesso, gli appariva per quel che fosse: grottesca e assurda. Inganni il fare e il pensare. Che cos’era, in fin dei conti, l’uomo, con tutta la sua scienza-sapienza, se non una provvisoria creatura fatta per essere succhiata dalle zanzare? Silvia aveva ragione a sostenere che “dopo” non c’era niente. Un cazzo di niente. L’aldilà e il trascendente si reggevano sopra un mucchio di balordaggini. Il ritratto che la raffigurava con la tutina rossa e gli occhi di bimba, bruni e pungenti come spilli, lo aveva terminato. Attendeva che il colore si asciugasse per donarglielo. Maledetti quei giorni che lo ...