1. Due palmi sotto il sole


    Data: 05/09/2017, Categorie: Sentimentali Autore: CLAUDIO TOSCANI, Fonte: EroticiRacconti

    ... Mauro rimesso a nuovo.» Il gruppo medico stava per uscire quando il primario le disse: «Silvia ho saputo che lei è vegetariana.» «Sì perché?» «C’è qualche problemino: dovrebbe sforzarsi di mangiare carne rossa per un po’. Il veleno dei rettili provoca anemia e una spintarella alle medicine gioverebbe.» «Dottore posso andare a trovare il mio ragazzo?» «Sì ma domani e solo per mezz’ora.» «Stasera per un quarto d’ora?» «T’impegnerai a mangiare carne?» «Promesso.» «Affare fatto ma solo dieci minuti.» Un simpatico degente Silvia si era sentita pervadere da un torpore così avvolgente da non riuscire a memorizzare quel che leggeva e la rivista le era caduta di mano. Si appoggiava alla spalla di Nadia. Era come se vedesse la porta a due ante, che la divideva dal reparto degli uomini, attraverso le lenti di un cannocchiale messo al rovescio. “Sbrigati, Silvia”, le ripeteva Nadia ma lei si sentiva le gambe gravi come macigni. Ad ogni passo era come se dovesse trarre i piedi da una melma risucchiante. Gli infermieri e i dottori andavano e venivano a frotte e assumevano un’espressione commiserante quando le passavano accanto. La fila di camere era infinita. Tutte con la porta spalancata. Ogni letto aveva il suo trespolo col sacchetto ciondolante dei flebo e sopra il letto, volti pallidi e scarniti di donne anziane che le lanciavano disperati sguardi d’aiuto. Nei loro occhi acquosi il desiderio di vivere si accendeva come fuoco di paglia. Ancora la voce di Nadia. “Devo andare, Silvia, ...
    ... non posso più aspettarti.” Vide correre a perdifiato, spalancare il divisorio e scomparire dietro di esso. Seguitò ad avanzare arrancando. Lo raggiunse e passò oltre. Si affannò a guardare a ogni porta aperta. Volti d’uomini e dolore. Vide Nadia dare pugni disperati a un letto vuoto e urlare: “L’hanno portato via, non lo rivedrò più, mai più! È' colpa tua, Silvia. Vattene! Fosse rimasto con Rossana, non gli sarebbe accaduto niente, niente!” Un buffetto sul viso, l’ovattata voce di una giovane donna, si sentì scuotere. «Signorina Silvia, si svegli.» Aprì gli occhi, vide i volti di un’infermiera e della sua compagna di camera sopra il suo. «Silvia mi hai fatto paura. Ti lamentavi, ti agitavi. Ho chiamato l’infermiera.» Lei si tirò a sedere sul letto, ancora scombussolata. «Signorina non è niente», la tranquillizzò l’infermiera «ha fatto solo un brutto sogno.» «Quale sogno?» domandò Silvia stropicciandosi gli occhi. «Che ore sono?» «A minuti porteremo la cena», rispose l’infermiera sorridendole. Minestra di verdure, petto di pollo, carote lesse e mela cotta non erano stati sufficienti a saziarla, sicché aveva dato fondo a una confezione di wafer. «Avresti mangiato l’ospedale se quattro giorni fa non fossi stata moribonda. «Come t’invidio Silvia», disse la sua compagna di camera. «Io non riesco a mandare giù un boccone.» «Monica, sforzati di mangiare almeno la mela cotta.» «Mi viene voglia di vomitare solo a guardarla. Temo mi trovino qualcosa di brutto. Quando me li faranno sapere ...
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