1. Due palmi sotto il sole


    Data: 05/09/2017, Categorie: Sentimentali Autore: CLAUDIO TOSCANI, Fonte: EroticiRacconti

    ... cascante. Oasi di quiete Oltre, la mulattiera si discostò dal torrente per addentrarsi in una pineta, infine la pendenza si addolcì e la mulattiera sboccò su un piccolo pianoro. Mauro fece un’altra breve sosta, poi imboccò un ripido sentiero che s’insinuava tra lecci e pruni. Per chi non si fosse mai recato in quel luogo avrebbe immaginato che la pista dovesse esaurirsi nella macchia, invece sboccò su una radura assolata in cui crescevano tarassachi e margherite che picchiettavano un’erba di quel colore smeraldino che era possibile vedere solo nel mese di maggio. Arbusti di biancospino e una rupe di scisto delimitavano lo spiazzo da tre lati: il quarto formava la sponda del Rio Maestro e si notava come l’alveo fosse stato allargato artificialmente per creare un laghetto. Un ponticello fornito di robuste spallette congiungeva gli argini nel punto in cui il rio tornava a restringersi per riprendere il suo corso. Evidentemente i forestali mantenevano efficiente il passaggio per scopi di presidio sulla campagna. Passando presso a una casupola abbandonata, un acciottolato riprendeva sull’altra sponda per seguitare lungo il fianco della collina. Sulla facciata della catapecchia, quasi sotto la gronda del tetto, si aprivano due finestrelle senza infissi. A contrasto col muro soleggiato le modeste aperture apparivano così buie da sembrare neri francobolli appiccicati sul margine superiore di una busta. Il tetto non era crollato e il comignolo si manteneva eretto ma il colore ...
    ... rossastro dei coppi era scomparso sotto uno strato di muschi e licheni. Oltre la bicocca misere strisce di terra, sostenute da muriccioli a secco, apparivano invase da rovi e farinacci. Erano stati i campi di un minuscolo podere rubati al fianco del poggio con chissà quanta fatica. Eppure il contadino Pansecco era riuscito a viverci parecchi anni su quell’argillosa pietraia, assieme ad un branco di figlioli partoriti uno in fila all’altro da una moglie che sembrava reggere l’anima con i denti ma che aveva più resistenza alla fatica di un bove chianino. La gente di Sanfabiano aveva soprannominato il poveraccio “Pansecco” perché talvolta scendeva in paese a rimediare pane raffermo. Per quel briciolo d’amor proprio che anche i più miserevoli individui possedevano, Pansecco ripeteva alla gente che lo avrebbe inzuppato nell’acqua e mescolato con la crusca per governarci le galline. Poiché tutti sapevano quanto grama fosse la sua esistenza e che la moglie usava invece il pane per farci la panzanella, non di rado gli capitava di tornare in Valcorniola con qualche paio di scarpe usate e abiti dismessi. Verso la metà degli anni cinquanta le autorità di Sanfabiano lo avevano aiutato a insediarsi in un podere al piano per consentire ai figli minori di frequentare la scuola. Il Rio Maestro era però menzionato col suo nome originario soltanto sulle carte geografiche perché la gente, per la consuetudine di attribuire spesso a un luogo il nome di qualcuno che in quei paraggi c’era vissuto, lo ...
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