Analcord - sballo anale a rimini
Data: 21/03/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: ClubGodo87_II
Tornai in Romagna un sabato di fine aprile.
Cielo color cobalto, qualche bianca nuvola in movimento ed un leggero vento a darmi il bentornato. Il treno era pieno di ragazzi pronti a passare un weekend al mare.
Dopo circa un’ora, ecco Rimini, mio personale sinonimo di trasgressione.
Una città straordinariamente aperta ed accogliente. Storia gloriosa e tante dominazioni. Un po’ come me, ecco.
Appena sceso dal vagone, mi trovai di fronte il famoso Grattacielo: maestoso e decisamente retrò. Il pensiero andò subito alla scena conclusiva di uno dei miei film preferiti: “Rimini Rimini”.
Serena Grandi, le cabine a gettoni, la Fiat 127 e quei colori appannati che ora non son più.
Marco mi aspettava nel piazzale della stazione.
Avevamo deciso di passare una giornata insieme, godendoci la bella stagione che da poche settimane avevamo riaccolto dopo tanti mesi di nebbia, studio ed umidità.
Chi è Marco? Un brillante laureando. Qualche anno più giovane di me, capelli mori, occhi penetranti ed un sorriso che farebbe bagnare anche Suor Germana.
Lo conobbi tre mesi prima, a Bologna.
Simpatico, molto in gamba ed abile a tenermi testa in quanto a sarcasmo e provocazione.
Come testimoniano i racconti precedenti, qualche uomo devo dire di averlo conosciuto, sì. Ma il suo sguardo e le reazioni che mi suscita, non sono ordinarie.
Tanto da trovarmi lì, a Rimini, in un tranquillo sabato di fine aprile.
Uscendo dalla stazione lo notai tra la gente e gli ...
... autobus.
Era appoggiato alla Panda rossa di sua mamma. Camicia celeste, leggermente sbottonata; mani nelle tasche e gambe incrociate.
Aumentai il passo per raggiungerlo. Avevo voglia di sentire il profumo del suo corpo dopo diverse settimane.
Lo abbracciai sfiorando la barbetta, vagamente incolta.
Il contatto con la sua pelle mi accese come una scintilla nel fieno. Ed i pensieri si mossero come le nuvolette che coprivano le nostre teste.
Entrando in auto mi disse che aveva già pianificato la giornata. Dovevo solo farmi guidare, fidandomi di lui. A quel punto accettai, curioso di capire cos’avremmo fatto fino a tarda sera.
Dirigendoci verso il centro, ci fermammo a prendere un caffè.
Per me, rigorosamente macchiato. Caldo.
La schiuma rimase tra le mie labbra, quando lui, accorgendosene, poggiò il pollice destro su di me per asciugarmi, approfittando dell’assenza di sguardi indiscreti.
I nostri sguardi si incrociarono, come magneti. La carica di quel momento fu indescrivibile.
Concluso il rapido spuntino, mi portò a fare un ripasso dei monumenti di Rimini.
L’Arco di Augusto, il Ponte di Tiberio, l’Anfiteatro. Ed infine, la Domus del Chirurgo…una casa d’Età Romana scoperta solo a fine anni Ottanta.
Tra uno spostamento e l’altro si fece ora di pranzo. A Rimini solo pesce. Ed io, si sa, ne sono molto ghiotto.
Marco mi raccontò di questa trattoria molto caratteristica, vicino al porto turistico. La costruzione poggiava sull’acqua attraverso dei plinti; ...