Quadrangolo a tre punte.
Data: 28/03/2018,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Autore: Honeymark
Sonia si sarebbe laureata a breve e un chiodo fisso la bloccava come se il problema non fosse la discussione della tesi ma i «danni collaterali» che una laurea porta con sé.
Una trentina di anni prima erano le matricole, cioè quelli del primo anno, a pagare pegni altissimi agli anziani. Le avevano raccontato che, soprattutto i maschi, si divertivano ad umiliare le ragazzine facendo cose inenarrabili. L’unica cosa che non potevano fare era penetrarle, perché sarebbe stata violenza. Ma tutto il resto… Sapeva di Antonia esposta nuda nella vetrina di un negozio, delle ragazze sottoposte al «carciofo» (il vestito tirato su e legato al collo) e portate in giro per la città a far bella mostra. O di Maria, che era stata sottoposta al «carciofo aggravato», cioè come quello semplice ma senza mutandine… Per fortuna in palestra e quindi in mezzo solo ad altri studenti, ma la vergogna per lei sarebbe stata insopportabile. Le venne in mente la cavallina, di cui le aveva parlato un’amica di sua madre, e rabbrividì: le avevano inserito qualcosa nell’ano e poi messa a cavalcioni…
Ma per fortuna erano altri tempi. Poi il Sessantotto aveva fatto cadere quella barbara usanza e lei si era iscritta regolarmente all’università senza patemi d’animo.
Ma se i tempi cambiano e i vizi restano. Ben presto aveva saputo che oggi sono i laureati ad essere sottoposti a prove invereconde. Situazioni sadomaso inenarrabili e umiliazioni di cui ti saresti vergognata tutta la vita. L’avrebbero messa ...
... nuda nella fontana del centro? Sperava di no… Una sua amica raccontava di essere stata messa su un tavolo da pranzo nuda, con un limone in bocca e una carota nel… culo. Avevano proprio usato quella parola. Faceva la parte del tacchino.
Ma forse erano cose che raccontavano per terrorizzarla. Certo però sapeva che l’avrebbero fatto, qualsiasi cosa fosse passata loro per la testa l’avrebbero fatto.
Quindi decise di confidarsi con sua madre. Che era stata matricola ai tempi bui della goliadia.
«Sei grande e voglio raccontarti una grande verità che nessuno conosce.» – Le disse la madre con fare sornione, per tranquillizzarla.
Sonia non sapeva se faceva bene ad ascoltarla, ma tant’è. Era sua madre.
«Ai miei tempi alle matricole facevano di tutto, – proseguì. – Proprio di tutto.»
«Lo so mamma, vai avanti.»
«Beh, una delle ultime sere prima delle vacanze di Natale, venni presa in una retata di anziani e portata dal grande capo fuori corso.»
«Oddio…»
«Io e altre quattro ragazze siamo state portate da lui, – continuò sua madre, con una imprevedibile ostinazione. – Noi eravamo terrorizzate e qualsiasi cosa ci avessero ordinato di fare l’avremmo fatta meglio di quel che dovevamo.»
«Mamma…»
«Taci. Ci fecero spogliare, ovviamente. – Sonia la guardava esterrefatta. – Ci misero in testa le corna di pezza delle renne e ci fecero mettere a quattro zampe come animali. Due a destra e due a sinistra. Io venni messa in testa.»
Sonia aveva il cuore che batteva ...