1. Zia eva


    Data: 14/04/2018, Categorie: Trans Autore: Virnissima, Fonte: Annunci69

    Premetto che questo racconto è frutto solo della mia fantasia, forse più in la racconterò alcune delle cose che mi sono realmente accadute. Questo secondo racconto si riallaccia al primo già pubblicato “La nascita di Virna: ti tengo d'occhio” per cui consiglio, per chi ne avesse piacere, di leggere il precedente. Buona lettura.
    
    Mi ricompongo alla meglio, ho freddo. Il dottore mi presta un suo giubbotto per tornare a casa. In ascensore mi guardo allo specchio: il trucco è sbavato dappertutto, ho macchie di sperma sulle calze sul camice e sul viso. Mi inumidisco un dito con la saliva e tolgo le tracce del suo seme almeno dalla mia guancia. Appena sono in strada mi rendo conto di essere a piedi; quel pomeriggio mi aveva accompagnata mia zia con la sua macchina. Decido di prendere la metropolitana che è a pochi passi da dove mi trovo. Il giubbotto del dottore sarà un paio di taglie più grande della mia, ma non importa, servirà comunque a proteggermi dal freddo e dagli occhi della gente, il buio della notte farà il resto.
    
    Scendo le due rampe della scala mobile della metropolitana fino ad arrivare al binario due. La banchina è deserta e non so se essere contenta che nessuno mi veda o aver paura per il fatto di ritrovarmi sola. Il pannello luminoso indica quattro minuti all’arrivo della metro.
    
    Mi siedo su una panchina ad aspettare. I polpacci mi fanno male per i tacchi alti anche se noto che comincio ad abituarmi a camminare su questi “trampoli”. Sono assorta nei miei ...
    ... pensieri e nella mia mente cominciano a scorrere tutte le immagini di quella serata: il dottore e tutti i pazienti di cui non riesco a ricordare neppure il volto. Mi ritrovo pure a pensare a me stessa al femminile e la cosa mi fa sorridere.
    
    Lo spostamento d’aria mi annuncia l’arrivo del treno. Mi alzo e mi avvio verso la carrozza di fondo, forse mi terrà lontana da occhi indiscreti. Salgo sulla metro; c’è un vecchio barbone che dorme con la testa penzoloni, forse ubriaco, e un uomo distinto con una valigetta ventiquattrore intento a leggere degli appunti. Sono seduti rivolti nella direzione di marcia del treno, per cui lo faccio anche io su una poltrona in fondo in modo da non dover incrociare i loro sguardi. Alla fermata di piazza Cavour sale una ragazzo; avrà poco più di 18 anni, indossa una giacca di pelle nera, un jeans strappato, degli anfibi e un cappellino da teenagers. Si siede un paio di file più avanti di fronte a me. Mi sorride ed io subito distolgo lo sguardo; dopo un po’ i nostri occhi si incrociano nuovamente e lui mi fa l’occhiolino e agita la lingua in modo da imitare la fellatio. Giro nuovamente la testa verso il finestrino che riflette la mia immagine per il contrasto tra la luce interna e il buio della notte. Decido di non guardarlo più fino all’arrivo del treno a destinazione. Pochi secondi prima dell’arrivo in stazione mi alzo per portarmi all’uscita e, passando vicino al ragazzo, mi accorgo che ha una mano infilata nei pantaloni intento a masturbarsi. ...
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