1. L’appuntamento


    Data: 29/04/2018, Categorie: Etero Autore: Malena N

    Me lo hai detto, cazzo. Da quella bocca imbronciata e dannatamente sensuale, sono uscite le fottute parole che volevo sentire. “Va bene, ci vediamo! Se devi parlarmi, ci vediamo, poi ti dico quando.” Non sai quello che dici. Anzi no, lo sai perfettamente. Parlarti, certo. Parlarti, guardarti, leccarti, fra una parola e l’altra, morderti la carne e succhiarti l’anima. “E quando? Quando mi dirai quando?” Ti avevo chiesto senza avere mai risposta. Me lo sono chiesta per giorni, impaziente e curiosa, eccitata e vogliosa, fino al tuo messaggio che finalmente è arrivato. Sei così tu. Mi dai poco e niente di ciò che ti chiedo. Niente e ancora niente. Poi decidi, sorridi. Sono nervosa. Faccio avanti e indietro per ingannare il tempo che non passa. La mente è affollata da mille pensieri ma uno, uno in particolare, mi distrae da tutto il resto. Non sarà un momento rubato. Non sarà un pompino veloce nel parcheggio che conosco ormai bene, ne una scopata audace e imprudente nella tua macchina comoda. Non sarà averti a un palmo di naso nei grandi magazzini del centro, mentre impazzisco perché non ti posso avere dentro. Non sarà incontrarti fra la gente che brinda felice all’anno nuovo che verrà, mentre io corro nel cesso di un bar a soddisfare la mia voglia. È un appuntamento questo. Un appuntamento? Non lo so, quello che so è che voglio metterti le mani addosso e la lingua in bocca, senza chiederti il permesso! È bastato niente. Una frase, un sorriso accennato. Poche parole ed eccomi ...
    ... qui, catapultata e scaraventata allo stesso punto di sempre. Risucchiata e inghiottita dalla sporca voglia che mi lasci addosso. Sbattuta e trascinata via dal piacere che mi esplode in corpo. Sei già fra le mie cosce, cazzo! E sei uno stronzo, bastardo come pochi. Non ho potuto neanche rispondere al tuo messaggio, ne mandarti foto. Mi stai negando il gioco, l’aperitivo malato. Non posso provocarti in questa attesa. L’attesa, il vuoto. “Alle 20.30 sarai lì, solito posto. Io arriverò alle 21.30.” Una fottutissima ora, cazzo! Maledetto. Solito posto e poco ti importa come ci sarei arrivata. Tanto anche se parliamo dell’altra parte della città, ci sono sempre venuta con le mie gambe qui. Venuta, in tutti sensi. Il fatto è che io non sono una signorina per bene e neanche una signorina in verità. Non potevi venirmi a prendere, aprirmi la portiera della macchina e dirmi che sono bella stasera. Non potevi. Non potevi perché devo essere già qui quando arriverai. Dovrò aprire io la porta a te e farti entrare ovunque tu voglia entrare. Quante volte ti ho aspettato qui e, soprattutto, quante donne sono stata per te? Quante volte non ho vissuto lasciandomi questa porta alle spalle aspettando solo di riaprirla? Tutto vivo. Ogni emozione, ogni sensazione, l’agitazione, l’irrequietezza, l’inquietudine. Sotto la pelle, nelle vene. Questo tempo sembra eterno e non vorrei restare un minuto in più sola con me. Il rumore dei tacchi risuona nel silenzio assordante di questa stanza. Mi sento molle e ...
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