1. Come sono diventata la vacca del principale di mio marito


    Data: 29/04/2018, Categorie: Tradimenti Autore: LaCavalla

    Dopo varie vicissitudini conseguenti alla perdita del lavoro di mio marito e al lungo periodo di disoccupazione, arrivò una proposta di assunzione in una grossa azienda. Finalmente un po’ di serenità regnava sulla nostra famiglia. Ci trasferimmo subito, anche come abitazione, vicino al nuovo posto di lavoro.
    
    Con il passare dei mesi gli orari di lavoro di mio marito Carlo (vero nome) erano diventati sempre più pesanti, usciva di casa alle sette del mattino per fare rientro dopo le venti, mi aveva spiegato tante cose dell’azienda, che era di proprietà di due soci, di cui solo il suo datore di lavoro partecipava in maniera diretta alle attività produttive.
    
    Descriveva il suo principale come un uomo molto rude e autoritario con i dipendenti, esigente all’inverosimile, un vero padre padrone. Carlo lavorava proprio in amministrazione, a stretto contatto con il Commendatore, così lo chiamavano tutti.
    
    Nutriva una vera e propria venerazione per il suo Capo, lo descriveva come un uomo che non chiedeva mai nulla per piacere, ordinava solo, uno che teneva alla frusta tutti i dipendenti, vivevano tutti nel terrore delle sue reazioni sconsiderate se sbagliavano. Raccontava che mortificava le persone incurante della loro dignità e diceva anche che il tutto era accentuato dalla sua prestanza fisica, lo aveva descritto come un omaccione alto all’incirca un metro e ottantacinque, molto robusto e con delle enormi mani che agitava con fare minaccioso quando si arrabbiava.
    
    Questi suoi ...
    ... racconti del vissuto quotidiano mi inquietavano non poco, ma allo stesso tempo mi incuriosivano, pensavo, poteva mai essere che quest’uomo fosse così con tutti? Non era forse magari colpa degli altri se assumeva certi atteggiamenti?
    
    Passarono alcuni giorni e Carlo mi annunciò che aveva invitato il suo datore di lavoro a cena a casa nostra per la sera seguente, ero preoccupata e lo rimproverai chiedendogli come gli era venuto in mente di portarlo pure a casa, visto il caratteraccio che aveva. Mi tranquillizzò dicendo che sarebbe stato solo per quella volta e proseguì facendomi notare che lo aveva invitato perché da solo per qualche giorno, la moglie era andata a far visita alla figlia che viveva a Firenze.
    
    Passai tutta la mattina a pensare cosa potessi preparare per cena, ero insicura, avevo paura che potesse andar male, telefonai più volte Carlo a lavoro per chiedere se conosceva un po’ i gusti del Commendatore, ma lui mi tranquillizzò dicendomi che andava bene qualsiasi cosa avessi cucinato.
    
    Si fece ora di cena, era tutto pronto e andai a prepararmi per la serata. Indossai un vestitino nero a bretelle larghe, scollato e corto e un paio di sandali dello stesso colore.
    
    Alle venti e trenta in punto, sentii armeggiare le chiavi nella porta di casa e sentii mio marito che invitava il Commendatore ad accomodarsi.
    
    Appena entrata nel salone, mi ritrovai davanti un uomo maturo, sulla sessantina, scuro di carnagione, con pochi capelli e da quello che si vedeva dalle sue ...
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