1. Come sono diventata la vacca del principale di mio marito


    Data: 29/04/2018, Categorie: Tradimenti Autore: LaCavalla

    ... mani e dai segni della sua barba sul volto, molto villoso.
    
    Aveva un sguardo molto intenso e penetrante, veramente incuteva timore e metteva in soggezione, proprio come mi aveva descritto mio marito.
    
    Carlo fece le presentazioni e il Commendatore non mancò di fare apprezzamenti su di me, dicendo che ero veramente una gran bella donna e rimproverò Carlo per avermi tenuta nascosta ai suoi occhi per tutto quel tempo, sorrisi in modo un po’ imbarazzato e li invitai ad accomodarsi per l’aperitivo.
    
    Mi avvicinai per versargli del prosecco e il porco, senza nessun pudore, mi guardò in modo sfacciato nella scollatura, attenzioni che riservava anche al resto del mio corpo ogni volta che mi allontanavo dal tavolo, mi seguiva con lo sguardo in modo sfacciato, incurante di mio marito.
    
    Quell’uomo non bello, per niente educato, aveva qualcosa che mi attirava, mi turbava, mi provocava forti fitte al ventre con i suoi atteggiamenti, ma allo stesso tempo, mi incuteva pure paura, erano delle reazioni improvvise e contrastanti difficilmente descrivibili.
    
    La serata trascorse con queste mille sensazioni che provavo e con il Commendatore che proseguì con i suoi atteggiamenti spavaldi e autoritari cercando, quando poteva, anche il contatto fisico con me.
    
    Rimase con noi fino a tardi, parlammo delle nostre passioni e quando gli confidai che mi piacevano molto i cavalli e cavalcare, mi invitò subito a visitare il suo maneggio per il mattino seguente.
    
    Mio marito si intromise dicendo ...
    ... che l’indomani mi avrebbe accompagnata, ma il Commendatore gli rispose in modo deciso: “no, tu vai a lavoro, passo io a prenderla”. Si fece dare il mio numero di cellulare e si congedò da noi.
    
    Rimasti soli, ci guardammo negli occhi, con Carlo non c’era bisogno di dirsi nulla, ci capimmo subito, il mio amato maritino mi stava offrendo al suo capo.
    
    Improvvisamente mi fu tutto chiaro, la descrizione minuziosa che mi faceva del suo datore di lavoro definito rude e autoritario, ma che lui venerava, l’invito a cena e ora anche l’invito al maneggio, era tutto orchestrato per far si che il vecchio stesse da solo con me.
    
    Passai la notte in bianco, non sapevo cosa aspettarmi per il giorno dopo. Al mattino, come sempre, mi alzai alle sei per preparare la colazione a mio marito, quando ci salutammo mi baciò appassionatamente sulla bocca e mi disse: “ti amo, sei la mia vita” e uscì di casa.
    
    Verso le sette mi squillò il cellulare, era il Commendatore, quando risposi mi sentii dire, con voce roca e ferma, solo queste parole: “piccola preparati che alle otto passo a prenderti, sii puntuale, io non amo aspettare” e riagganciò.
    
    Andai a farmi una doccia veloce e dopo essermi truccata indossai una minigonna di jeans blu scuro con sotto un perizoma a filo, una fascia di colore verde, sopra una blusa trasparente leopardata dello stesso colore e calzai dei sandali con tacco da dodici, ero pronta per uscire.
    
    Quando il Commendatore mi vide esclamò in modo molto colorito: “ammazza ...