165 - Il babbo scopa la sua figliola Michela e poi se la incula.
Data: 02/05/2018,
Categorie:
Etero
Incesti
Dominazione / BDSM
Autoerotismo
Autore: ombrachecammina, Fonte: RaccontiMilu
Il mio nome è Michela, ho trentotto anni, sono sposata ed ho una figlia di dodici. Sono nata in un paesino di montagna, abbarbicato sulle Alpi Graie a mille e trecento metri di altitudine. La mia famiglia, inizialmente era composta: da mia madre, da mio padre e da me. Fin da piccolina, diciamo dopo i sei sette anni, dovetti rimboccarmi le maniche per aiutare i miei a portare avanti la baracca. Tutti e tre quindi, eravamo dediti ai lavori della campagna ed all'allevamento di poche vacche che ci davano il latte; latte, che i miei genitori rivendevano, dentro a dei fustini d'acciaio, alle cooperative ed alla centrale del latte. Avevamo anche delle povere galline, che facevano delle buonissime uova e che, ogni tanto, si facevano tirare il collo dalla mamma, la quale poi, provvedeva a farcele trovare nel piatto ben cucinate . Nel pollaio c'erano anche due maestosi galli, che con la loro attività si adoperavano a far si che la razza non si estinguesse mai. Poi campi, campi che mio padre arava, e sui quali coltivava l'erba medica per raccoglierla facendola seccare e divenire fieno per foraggiare le nostre prosperose mucche. Avevamo anche un grande orto, dove la mamma lavorava per coltivare le verdure necessarie per il fabbisogno della nostra piccola famiglia. Vivevamo in una bella casa, completamente in pietra, con i tetti costituiti da grandi lastroni anch'essi in pietra.Ricordo che nel periodo estivo, che poi corrispondeva ai mesi in cui c'era più da fare, quando al mattino, mio ...
... padre saliva sul trattore ed andava per i campi, mia madre ed io ci salivamo con lui e lo seguivamo aiutandolo nel lavoro di raccolta del fieno tagliato. Lo raccoglievamo in balle che legavamo con del filo di ferro e poi papà passava e con il forcone del trattore, le sollevava e le buttava sul rimorchio. Ecco, a grandi linee quella appena descritta era la nostra situazione famigliare.Il paesino, d'inverno era tristissimo, c'erano in tutto una ventina di persone, la maggioranza delle quali erano anziani, io ero la più piccola del paese, mentre la più vecchia aveva più di novant'anni. Dicevo del paesino; d'estate prendeva vita e si affollava di persone e famiglie in vacanza; purtroppo, come già raccontato in precedenza, per me questo periodo corrispondeva alla stagione durante la quale per noi, famiglia contadina, c'erano moltissime attività da portare avanti e quindi pochissimo tempo per socializzare. Mi ricordo che la domenica verso le undici, noi, dopo tre o quattro ore di lavoro sulle spalle, per far ritorno a casa, passavamo con il trattore sulla strada principale e vedevamo la gente uscire dalla chiesa dopo la messa. Tutti vestiti bene con le donne da una parte a formare capannelli e a spettegolare su questo e quest'altro. Gli uomini con indosso quei gilet colorati, tipo Missoni, con le mani nelle tasche dei calzoni, discutevano di calcio o di donne e lentamente si incamminavano verso l'unico bar a prendersi l'aperitivo. Il mio mondo era tutto lì, con gli orizzonti molto ...