1. Il piastrellista


    Data: 02/05/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: marcello63

    Il piastrellista
    
    Come ogni gay che si rispetti, i lavori che riguardano pavimenti o opere in muratura mi hanno sempre messo in agitazione. Un conto se la casa è ancora in costruzione ma se è regolarmente abitata, come nel mio caso, l’idea di demolire e quindi riempire la casa di polvere, detriti e quant’altro mi fa stare male. Senza contare il via vai di muratori con le scarpe sporche di malta che viene portata su e giù. Un incubo, insomma. Ecco perché ho continuato a rimandare il rifacimento del bagno. Non che sia particolarmente malandato ma una tubatura rotta e malamente riparata anni fa ha sollevato parte del pavimento tanto da rendere difficoltoso persino camminare. E così, seppur a malincuore , ho preso la decisione di contattare un’impresa edile per rifare sia il pavimento che i sanitari, già che c’ero. Ho un carissimo amico che ha una piccola ditta a conduzione famigliare. Lo contatto e mi dice che visto il lavoro è di soli un paio di giorni mi manda un bravo piastrellista che lavora da poco con lui ma che ci sa davvero fare. Nel pomeriggio mi suona il citofono. Era lui. “Mi scusi, a che piano sta?”, mi chiede con un forte accento campano, “secondo e ultimo” rispondo io.
    
    Dopo pochi istanti lo sento salire a passo svelto.
    
    Gli vado incontro aprendogli la porta e facendomi trovare sul pianerottolo. “Lei è Marcello? “ , “si” rispondo a fatica io, “piacere, sono Nicola, mi manda l’impresa per dare un’occhiata al lavoro”. La sua stretta di mano è vigorosa. Di ...
    ... fronte mi trovo un ragazzo di 28/30 con due spalle possenti, un bacino stretto, un culo sodo. Sul volto una leggera peluria. Indossa una camicia da lavoro aperta sul davanti e una tuta come pantalone, una di quelle che mettono in mostra quanto hai da offrire e Nicola da offrire, a quanto pare, doveva avere molto. La protuberanza in mezzo alle gambe era notevole, nonostante il suo membro fosse a riposo, e il culo era pressocchè perfetto. Resto imbambolato a guardarlo mentre mi spiega come si svolgerà il lavoro e quanto durerà. Dice che, se per me non è un problema, può iniziare già nel pomeriggio. “Ma certo, vieni quando vuoi” gli dico con la mia vocina tremante e quasi balbettando. “Ma che c’è, non vi sentite bene?” mi dice. “No, no, niente, deve essere il caldo di questi giorni”. Mica potevo dirgli che era la sua vista ad avermi provocato i sudori freddi. “Vabbuò, ci vediamo alle 14”, conclude lui. All’orario preciso si presenta. Stesso abbigliamento, evidentemente è proprio quello che usa per lavorare. Con se ha mazzetta, scalpello e attrezzi vari. Lo accompagno nel bagno e gli auguro il classico buon lavoro accompagnato da un “…se hai bisogno di qualcosa, io sono in soggiorno…”.
    
    Come ogni vecchia checca che si rispetti ho la casa piena di oggetti, per così dire, a tema. Amo molto viaggiare e da quasi ogni Paese porto qualcosa, meglio se di forma fallica, quindi ho cuscini a forma di pene così come cavatappi e statuette di ogni specie e misura, sempre della suddetta forma, in ...
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