1. La Profanazione


    Data: 10/05/2018, Categorie: Incesti Autore: Giovanna Esse, Fonte: EroticiRacconti

    ... anni: mutande classiche, elastiche, nere o bianche, e reggipetto robusto, indispensabile a contenere la mia quarta di seno. Avrei ancora dei vecchi slip e qualche perizoma, giusto per fare contento mio marito, qualche volta, ma mi sarei vergognata di farmi trovare così… se mai dovesse accadere ciò che temo di più. Una cosa la posso dire, la posso giurare davanti al mondo: non l’ho mai desiderato! Mi sono sorpresa, indignata, divertita, persino sconvolta, ma non l’ho mai desiderato; non l’ho mai sognato, nemmeno nei più irraggiungibili meandri della mia psiche. Solo questa sera, solo adesso, solo in questa posizione di offerta, di attesa, di aspettativa… solo adesso, per la prima volta, nella mia pancia comincia a muoversi qualcosa. Un tramestio caldo, a ondate, non un vero desiderio ma… una specie di preparazione. Qualcosa di animale e di incontrollabile, probabilmente ancestrale: per migliaia di anni, la femmina prona, si è sottomessa al suo maschio. Se ne stava lì, in quella posizione, a volte persino per strada, o nel bosco. Si piegava, e attendeva l’erezione. Si piegava e si posizionava favorevolmente, per rendere facile e rapida la penetrazione. *** Sono passati quasi vent’anni da quando mi accorsi che qualcosa non andava… La mia ragazzina aveva circa tredici anni e suo fratello due di meno ma lui era già curioso, attratto dal sesso, nonostante fosse così piccolo. Non perdeva mai l’occasione se si trattava di guardarmi, sotto la doccia, quando mi cambiavo, e faceva ...
    ... di tutto per toccarmi, o per strusciarsi sulla mia intimità. Non ci si faceva troppo caso, ci scherzavamo sopra e tutto finiva lì. Cose da ragazzi, mi dicevo, e pure mio marito la pensava come me. Crescendo, però, le manifestazioni fisiche aumentavano invece di diminuire. Troppe effusioni nei confronti della mamma per essere un ragazzo così cresciuto… e sempre, sempre, quel mettermi le mani addosso, come tentacoli di una piovra. Tant’è vero che, cogliendomi spesso impreparata, mi dava fastidio e, a volte, lo redarguivo. Una volta, distratta dai lavori di casa e inseguendo chissà quali pensieri, entrai nel bagno senza bussare. La porta era appena accostata; avevo le mani impicciate e spinsi l’anta col piede per aprire. C’era mio figlio, dentro, ma ci misi qualche momento a capire ciò che mi si parava davanti agli occhi. Il ragazzo era seduto sullo sgabello, il tronco all’indietro, le gambe allungate e aperte. In equilibrio precario e gli occhi socchiusi, stava venendo, masturbandosi, esattamente nel momento in cui realizzai ciò a cui stavo assistendo. Sono certa che il poverino non mi vide, non fu per malizia che sborrò davanti alla mamma, almeno… non poteva prevedere che sarebbe accaduto. E’ molto probabile che si sarebbe fermato, ricomposto, se solo fossi entrata trenta secondi prima. Ma adesso, nel pieno dell’acme, gli occhi chiusi e il corpo rigido per l’emozione, non avrebbe potuto bloccare l’orgasmo. Infatti venne copiosamente, eruttava continuamente dal pene i fiotti ...
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