io e l'autista del bus!
Data: 11/05/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: Soundserio
Sin da adolescente provavo una forte attrazione per gli uomini. All’età di sedici anni ricordo che ogni giorno ero particolarmente eccitato all’idea di poter toccare uomini possenti, virili, grossi e magari anche barbuti. Tra le mie voglie e fantasie più frequenti comparivano due categorie di uomini: gli autisti ed i papà di famiglia. Due categorie di uomini ben distinte, ma particolarmente eccitanti per i miei occhi e per le mie fantasie. Trascorrevo molti pomeriggi a fantasticare e ad immaginarmi con vari autisti e papà, mi eccitavo cosi tanto da iniziare a sentirmi molto caldo e troietta, ma l’idea non mi dispiaceva affatto, anzi mi eccitava maggiormente.
All’età di diciannove anni mi capitava spesso di prendere l’autobus per raggiungere la città in cui seguivo i miei studi universitari. Avevo una casa, ma spesso mi ritrovavo a fare avanti e indietro fino casa dei miei per sbrigare alcuni progetti che dovevo concludere entro la fine dell’anno. Iniziai cosi ad adocchiare in ogni viaggio tantissimi autisti. Era raro che non me ne piacesse uno. C’era l’uomo sulla quarantina pelato, grosso, fede al dito e con il pelo scuro che usciva dalla camicia aperta. Il quasi sessantenne con il capello brizzolato, pochi peli sulle braccia e dei baffetti da leccarsi le dita. Il cinquantenne scuro di carnagione, moro, peloso con un nasone ma con delle mani grosse tanto da voler essere preso in tutti i modi possibili. Ed in fine c’era quello che più odiavo, lo detestavo, il trentenne ...
... assunto da poco che con aria spavalda, giovanile e viscida cercava giovani universitarie.
Quest’ultimo non lo reggevo proprio, non mi degnava di uno sguardo, e forse proprio per quello non provavo molta simpatia, ma non poteva immaginare quanto fossi maiala dentro e cosa tutto avrei potuto fare nel privato, altrimenti si sarebbe lasciato andare facilmente a degli sguardi in più.
Una mattina di luglio mi ritrovai sul bus praticamente solo, lungo il viaggio salirono solo altre due persone che scesero alla prima tappa in città, mentre io scendevo sempre alla terza. Quel giorno lì faceva molto caldo, la città era praticamente deserta, tutti i cittadini si spostavano nelle zone di mare circostanti e solo noi poveri “sfigati” trascorrevamo le giornate nel caldo afoso della città a studiare per gli ultimi esami di sessione. L’unica cosa che mi rincuorava era l’autista di quella mattina. Un bell’uomo sui quarantacinque anni, brizzolato, occhi verdi, fede al dito e primi due bottoni della camicia celeste sbottonati per via del caldo, e una leggere peluria chiara che si intravedeva. Non era il mio tipo, a me facevano impazzire gli uomini rudi, villosi, scuri e dall’aria perversa, lui era tutto l’opposto, ma di certo non era uno da buttare via, anzi un bell’uomo classico, gentile ed elegante.
Decisi di posizionarmi in fondo, al centro dei cinque sedili dell’ultima fila, auricolare all’orecchio, tipica posizione di stravacco sul sedile e per l’occasione portai con me qualche ...