1. L'amore che va oltre....


    Data: 12/05/2018, Categorie: Tabù Autore: unoduetre

    ... quella sicurezza che sembra trasparire dai nostri gesti, nasconde un grosso senso di impotenza di inesperienza e di paura, anche se adulti, anche se grandi viviamo la nostra vita imparando giorno dopo giorno sbagliando nonostante l’età, nonostante i piccoli di casa ci guardino credendo di essere capaci a risolvere tutto.Mia madre acconsentì per questo, per paura di negarmi un desiderio, perché ai suoi occhi ero il suo piccolo orfano e perché nonostante senza alcun peccato alle spalle, qualcuno o qualcosa aveva deciso di punirmi con il peggiore dei castighi, togliendomi ciò che più di ogni cosa avrei dovuto avere vicino.La sera andavamo nel suo letto ed io mi sdraiavo di fianco a lei, poggiando la testa sulla sua pancia ed attaccando la mia bocca ai suoi capezzoli nudi. Succhiavo dal suo seno come fossi un neonato, come se veramente dovessi nutrirmi del suo latte e come se il suo latte scendesse realmente, evidentemente avevo bisogno di farlo e nell’innocenza più totale, da buona madre, aveva deciso di farmelo fare.Quel rituale divenne una costante che non si interruppe più, un momento di intimità che prese un identità tutta sua, era il momento della pace se durante il giorno avevamo avuto discussioni, era il momento del riposo se come ogni bambino avevo esagerato scalmanandomi al pallone o al parco, era il momento delle domande e delle risposte se assieme parlavamo della vita e delle sue sfaccettature.Poco a poco in quel mondo ovattato fatto di noi e pochissimo altro ...
    ... ancora il tempo fece di me un adolescente come gli altri. In quel cambiamento fisico e psicologico le mie lacune e la mia incapacità di relazionarmi con il mondo esterno cominciarono a dare i primi segni tangibili di quello che poi divenne tutto il mio futuro, una solitudine più o meno forzata che mi faceva principe in casa ma inetto fuori dalle quattro mura, la malattia di mio padre, quel gene che l’aveva logorato ed annientato, aveva fatto il suo ingresso ufficiale anche in me e da quel momento le cose andarono sempre peggiorando.Farmaci e cure antidepressive diventarono il mio pane quotidiano, pasticche e gocce facevano di me una ragazzino sempre più malato e sempre meno forte, un piccolo incapace di appropriarsi della sua vita. Mai una visita, mai una diagnosi eppure mia madre si prendeva cura di me e del mio stato psicologico e fisico come fosse un medico specializzato, << ci sono passata, so cosa devo fare >> mi ripeteva, ed io mi lasciavo curare per una malattia che oggi so di non avere mai avuto, una malattia che forse non è nemmeno mai esistita ma che ormai dopo quasi quaranta anni mi sento addosso come se l’avessi veramente, vivendo come un malato vive il suo disagio, prendendo medicinali, subendone le conseguenze e cercando una cura.Se da un lato le attribuisco la colpa di questo mia esistenza, dall’altro non posso far altro che capire le sue ragioni.A volte quando penso a ciò che siamo mi sembra come se tutto fosse un assurdo esperimento, una madre ed un figlio messi ...
«1234...8»