1. La prima volta con una milf la. mia dottoressa


    Data: 12/05/2018, Categorie: Prime Esperienze Autore: MARKGENTILE

    ... come al solito, sono le sue gambe.
    
    Oggi poi ha le calze con la rete e davvero faccio fatica a smettere di guardarle.
    
    E mi sembra che lei arrossisca mentre la guardo, che lei capisca. Che alla fine, mi conosce così bene, non ci sarebbe niente di strano se mi capisse davvero.
    
    Vorrei toccarla, ma mi sembra che la mano che tengo chiusa in un pugno sul divano pesi cento tonnellate, non riuscirò mai ad alzarla. Ma poi penso che non la rivedrò più, che oggi è l’ultimo giorno.
    
    La stanza oscura
    
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    Mi accomodo meglio e le mie ginocchia vanno a toccare le sue. Se le sposta, penso, vuol dire che non mi vuole. E lei è come se all’inizio non si fosse accorta che le punte delle nostre ginocchia sono lì, che si stanno toccando. Che la stoffa dei miei jeans sfrega le sue calze a rete. Continua a parlare, muove le mani, mi piace ascoltarla ma adesso non la sento. Adesso l’unica cosa che sento è la punta del mio ginocchio che tocca il suo. Mi curvo in avanti, appoggio i gomiti sulle gambe e incrocio le dita delle mani: le sue gambe sono lì, vicinissime, sento quasi l’odore della sua pelle. Lei ha la schiena appoggiata nell’angolo del divano, un braccio steso sul bracciolo, è come se si spingesse lontano da me. E il fatto che sia consì lontana, invece di scoraggiarmi, mi fa sentire libero di muovermi.
    
    Penso ‘ora o mai più’ mentre allungo la mano verso il suo ginocchio. La dottoressa, Grazia, smette di parlare e ho come la sensazione che si rifugi nel suo ...
    ... angolo ancora di più, ma è solo un’idea, perché non ho il coraggio di guardarla. Guardo il mio dito che gioca con le sue calze, segue i bordi della rete, senza toccare la sua pelle.
    
    ‘Andrea?’ Mi chiama piano. Ma ho deciso che non le risponderò. Ho deciso che abbiamo parlato anche troppo in quella stanza. Ci siamo detti tutto, lei sa tutto di me e io anche so tutto di lei. So che sono due anni che mi tocco pensando a lei, so che l’ho immaginata in tutte le pose e le situazioni possibili. So che se non ci provo adesso, il pensiero di lei mi morderà per il resto della mia vita. E che tanto, cosa può succedere?
    
    Non la vedrò mai più.
    
    Continuo a muovere il mio dito sul suo ginocchio, ma adesso lo infilo dentro uno dei buchi della rete a toccare le pieghe leggerissime della sua carne. Grazia è immobile.
    
    Poi la calza si rompe. Le mia dita son troppo grosse o forse i buchi sono troppo piccoli e lei fa un respiro veloce, come quando prendi aria mentre stai nuotando. E io appoggio tutta la mano sulla sua coscia, e infilo le dita nei buchi e continuo a strappare la calza mentre proseguo verso l’alto, dove la pelle è più calda.
    
    Lei respira velocemente adesso e continua a dire il mio nome e dice ‘no’, dice ‘Andrea fermati’, ma io prendo la mano che lei ha spinto contro il mio petto e le bacio il palmo.
    
    ‘Ti prego’, è l’unica cosa che riesco a dire, ti prego baciami, ti prego toccami.
    
    La prendo per la testa e la bacio e lei all’inizio dice solo ‘Andrea no, Andrea basta.’ ...