1. Folgore!


    Data: 18/05/2018, Categorie: Etero Autore: oltreconfine, Fonte: Annunci69

    "SEI TROPPO VELOCE! SCENDI AL DOPPIO DELLA VELOCITA' CONSENTITA. FAI PRESTO, LIBERATI DELL'EQUIPAGGIAMENTO E RICORDA: ATTERRAGGIO OBLIQUO; IMPATTA SUI TALLONI, SUI TALLONI E AMMORTIZZA PIU'...". Furono le ultime parole dell'istruttore a terra ricevute via radio, mentre sganciavo la "zavorra". Poi più nulla, se non il silenzio intorno, rotto da qualche impercettibile folata di vento che mi giungeva dai paracadute dei compagni che mi atterravano a qualche distanza intorno. Provai ad eseguire le consuete manovre di recupero ma un dolore lancinante, dal bacino in giù, mi fece perdere i sensi. Mi risvegliai all'ospedale di Pisa dopo aver "dormito" artificialmente per due giorni.
    
    Ero letteralmente mummificato nel gesso. Il primo volto che misi a fuoco fu quello di una dottoressa specializzanda in ortopedia che con fare amorevole e dalle parole tranquillizanti mi rassicurò nonostante le gravi fratture riportate. Pronunciai qualche parola invocando il mio brevetto di aviolancio, ma sembrava parlassimo due linguaggi diversi. Mentre lei regolava dei tiranti agganciati ad una gabbia da una parte ed alle mie gambe dall'altra, continuava a guardarmi incuriosita ed a scuotere la testa sorridente, quasi non volesse credere alle mie parole del tutto fuori luogo, pronunciate evidentemente in uno stato di veglia onirica. In un barlume di lucidità, ripercorsi tutte le fasi di quel maleddeto lancio: la luce verde, il segnale sonoro, la pacca sulle spalle del direttore di lancio, la fune di ...
    ... vincolo regolare, l'uscita dal portellone e l'apertura della vela. Dove cazzo ho sbagliato? Solo qualche giorno più tardi avrei saputo dal Comandante della Scuola al mio capezzale, che io non avevo responsabilità nell'accaduto e che il mio paracadute aveva subito una perdita di portanza i cui motivi erano ancora all'esame. A riprova mi mise sul petto il distintivo argentato con tanto di stella a cinque punte, a simboleggiare il brevetto militare, rassicurandomi che sarei tornato a lanciarmi dopo qualche preventivo lancio con atterraggio in acqua.
    
    Fu, quella, la terapia migliore, insieme ai sorrisi della mia dolce specializzanda di nome Roberta, che ogni tanto, vista la confidenza che era subentrtata tra noi, si divertiva a stuzzicarmi con frasi del tipo: "voi paracadutisti siete tutti matti; ma come potete mettere a repentaglio la vostra vita ogni volta? Che vi passa nella testa?" "E' un 'illusione Roby" le risposi una volta; "l'illusione di volare senza ali per pochi momenti eppure capaci di dare significato ad una vita intera tra un lancio e l'altro, in trepidante attesa del prossimo. E' la stessa illusione di quando si è innamorati, pur cansapevoli che prima o poi avverrà l'atterraggio più o meno brusco come è stato il mio. Se sei o sei stata innamorata puoi capirmi." Mi guardò perplessa e pensierosa, quasi incredula a quelle mie parole uscite di bocca ad un pazzo e solo alla dismissione dall'ospedale, nel salutarla mi disse: "lanciarsi in un amore effettivamente può ...
«1234»