1. Folgore!


    Data: 18/05/2018, Categorie: Etero Autore: oltreconfine

    ... essere più pericoloso che lanciarsi nel vuoto, ma è una magnifica illusione... finchè dura. Ieri, dopo cinque anni, mi sono lasciata con il mio fidanzato. Ti faccio tanti auguri, sei stato un paziente esemplare". Non ebbe il tempo di terminare le sue parole, che mi lanciai su di lei, è proprio il caso di dirlo, in un abbracio forte e tenero, accompagnato da queste parole che le sussurrai nell'orecchio: " i prossimi lanci simulati dovrò farli atterrando sul morbido, ma per renderli reali ho bisogno di una straordinaria, soffice illusione. Se non hai nulla in contrario e mi dai l'indirizzo, questa sera alle 20,00 sono sotto casa tua".
    
    Puntuale come un orologio svizzero ero davanti casa sua e con altrettanta puntualità la vidi uscire dal portone. Per la prima volta la vedevo indossare abiti femminili non nascosti dal solito camice bianco. Sportiva, con dei jeans attillati ed una camicina che lasciava scoperta un pò di spalla. Scarpe ballerina che le conferivano ancor più un'andatura leggera e sportiva. Era un incanto. Scesi dall'auto per andarle incontro, sia pure ancora zoppicante, che già pronunciavo queste parole: "Stasera la folgore la ho negli occhi Roby; vederti senza camice supera ogni mia immaginazione. Sei strepitosa" e allungai le labbra per baciarla sulle guance ricambiato. Mi guardò ed un pò preoccupata riassunse il suo tono professionale che avevo imparato ad osservare in ospedale pronunciando un "ho visto che zoppichi più vistosamente dei giorni scorsi e anche ...
    ... di stamane. Non dovresti camminare troppo e nemmeno troppo stare in piedi. Anzi, sai che c'è? Adesso vieni su a casa mia e stiamo insieme in salotto. Faccio una telefonata e ci facciamo portare due pizze. Disdici pure qualsivoglia programma avevi in mente, perchè adesso è il tuo medico che parla". Incantevole Roberta; non ebbi il coraggio di replicare nulla se non un "Comandi!", seppur pronunciato in un improbabile "sugli attenti". "Riposo tenente, riposo è quello del quale hai bisogno. Vieni, appoggiati a me e andiamo su a casa mia. Voglio anche darti una controllatina" aggiunse lei, offrendomi il suo braccio in segno d'aiuto. Durante quei tre piani saliti in ascensore con lei, avvertii tutta l'inadeguatezza inbarazzata dell mia condizione convalescenziale, accompagnata dall'inevitabile pensiero della piega inattesa che stava prendendo la serata. Come avrei dovuto comportarmi ? L'istinto mi suggeriva di non lasciarmi sfuggire la ghiotta occasione, ma la realtà mi castigava a metterlo da parte. "Ma non vedi come sei ridotto? Non sai nemmeno se quel coso in mezzo alle gambe reagisce. Dentro ti ci hanno infilato di tutto, ad iniziare dal catetere E poi anche fosse? Per quanto tempo pensi potrai durare? E con quali energie che non ti reggi in piedi?" Domande che mi stavano mandando in paranoia, più di quanto le condizioni fisiche già non facessero. Per fortuna arrivò il suo: "Eccoci arrivati" esclamato da Roberta, facendomi strada prima uscendo dall'eascensore e poi invitandomi ...