1. LA VENERE E IL VILLANO (PARTE PRIMA)


    Data: 01/06/2018, Categorie: Dominazione / BDSM Sensazioni Etero Autore: Dunklenacht, Fonte: RaccontiMilu

    La temperatura era di 40 gradi Fahrenheit.Il mio nome era quello di una donna. Ero giunta da lontano, a bordo di un vecchio aereo biposto, simile a quello del Barone Rosso. Quel giorno, mentre m'appressavo al luogo convenuto per l'appuntamento, ricordavo ancora vagamente l'epoca del mio arrivo, a bordo di quel velivolo un po' sgangherato, quando, per volare lontano, mi ero messa due grandi occhiali da aviatore, onde riparare i miei begli occhi dall'aria d'alta quota e mi ero, altresì, calcata una strana cuffia sul capo, non molto adatta all'avvenenza di una giovane donna. All'epoca, ero in fuga da una guerra. Ricordo che, subito dopo l'atterraggio di fortuna, sopra i campi di grano, il vecchio aereo biposto era stato fatto sparire in una stalla sperduta, chissà dove, nel bel mezzo della pianura Padana. Io necessitavo di denaro e per questo mi ero proposta di vendere me stessa al pilota che mi aveva condotta in salvo. Dopo essere stato allettato dalla vista del mio corpo, il caro aviatore aveva acconsentito a consumare con me un rapporto sessuale bollente, nell'hangar improvvisato dove avevamo nascosto il piccolo aereo. Io avevo sollevato la mia gonna nera ed aderente, per poi fargli cenno con un dito di avvicinarsi. Il prezzo di quella prestazione doveva essere non so quanti soldi, tutti in contanti... Il viaggio non ci aveva affaticati al punto da non riuscire a godere della nostra scopata. Dapprima lui mi si era avvicinato, fin quasi a diventare una sola pelle con me. ...
    ... Poi ci eravamo appoggiati al nostro velivolo e c'era stata la penetrazione, seguita dall'inizio delle varie e ripetute scosse, che avevano fatto sobbalzare anche quel mezzo di trasporto, ancora caldo per il lungo viaggio. Tic, tic, tic, tic, tic... Volevo i soldi, sì, lo ammetto, ne avevo bisogno più del pane; però, in quell'occasione, non avevo avuto fretta e devo ammettere che era stato un coito bestiale, pieno di cigolii, di gemiti e di urli, specialmente nella parte finale. Alla fine, dopo gli spruzzi, avevo dato una sorta di spintone al pilota che mi aveva posseduta e che, da furbastra, avevo costretto a pagarmi prima di concedergli tutta la mia pelle femminile.I miei capelli erano dorati, come quelli di una svizzera tedesca, che faticava un poco a comprendere la lingua di quei luoghi. Il mio corpo era quello di una Venere e non mi dispiaceva metterlo a nudo.Era il 14 novembre 1967 e il giorno stava spuntando. Il mio sguardo fu rapito dai movimenti languidi, silenti, delle canne palustri che crescevano lungo quella sponda. Più in là, all'orizzonte, oltre le acque limpide e crepuscolari, si estendeva la riva opposta. Anch'essa era ingombra di canne palustri, i cui lunghi pennacchi erano ormai inariditi dall'autunno. Sempre al di là di quel vasto corso d'acqua, notai che vi erano tre o quattro casoni, costruiti probabilmente circa un cinquantennio prima; ormai, non appartenevano più a nessuno ed erano diventati il rifugio dei numerosi uccelli acquatici che abitavano lungo ...
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