Virna
Data: 03/06/2018,
Categorie:
Etero
Autore: -andreami-
Finalmente pausa pranzo. Non vedevo l’ora. Quattro ore di stress l’ultimo venerdì mattina prima delle vacanze non sono facili da sopportare. Ricevere telefonate di problemi su problemi e cercare di risolverli tutti, perché tutti sono urgenti, riunione di qui, riunione di là. E meno male che quasi tutta l’azienda è già in ferie.
Ma adesso, per un’oretta mi voglio proprio rilassare. Mi mangio una bella insalata, una banana e torno in forma per il secondo round di lavoro.
Preparo la scrivania con la tovaglietta, prendo dal frigo la mia roba e proprio quando sto per addentare la prima forchettata sento bussare alla porta.
“Speriamo non sia lavoro, dai dai dai” penso.
“Avanti” dico un po’ scocciato.
La porta si apre e vedo che è Virna, la signora dell’ufficio spedizioni.
“Scusa, disturbo?” mi chiede stando in piedi sulla porta.
“No, affatto, a meno che sia una questione di lavoro” le dico scherzando. Intanto la squadro da capo a piede. Mi è sempre piaciuta come aspetto. Abbastanza alta, fisico asciutto, capelli lunghi e scuri come i suoi occhi luccicanti. Un bel viso e un culetto da far invidia alle più giovani, nonostante gli anta e due figli. Porta gli occhiali.
Grandi occhiali dalla montatura nera. Oggi indossa un vestitino leggero, chiaro con grossi fiori colorati. Le lascia scoperte le spalle e le gambe abbronzate da metà coscia in giù. La scollatura lascia intravvedere una seconda scarsa, peccato perché sarebbe perfetta con un bel paio di tette. Ai ...
... piedi un paio di sandali con la zeppa e il tacco alto che la slanciano ulteriormente.
Purtroppo è una signora molto timida, visto che in occasione di battutine un po’ piccanti tra colleghi diventava sempre rossa e guardava dall’altra parte.
“Veramente sarebbe una questione di lavoro, però vedo che stai mangiando, torno dopo” mi dice.
“Figurati, posso aspettare 5 minuti, perché di più non ti concedo” e me la rido “Accomodati”.
Entra nel mio ufficio. Chiude la porta e si siede sulla poltroncina di fronte alla mia scrivania. Accavalla le gambe e non posso fare a meno di ammirare le sue lunghe cosce.
Mentre mi racconta il problema di lavoro non l’ascolto più di tanto. Sono troppo concentrato a immaginarmi che tipo di biancheria indossa una donna così. Bella, ma timida. Con vestitini provocanti, per noi maschietti, ma riservata. Ogni tanto la guardo negli occhi, ma più che altro le guardo le gambe.
Me la immagino seduta davanti a me con un reggiseno in pizzo e una mutandina “coprente” coordinata. Oppure con i mutandoni della nonna. Nooo, mi potrebbe stupire con un perizoma audace. E poi sotto come sarà? Al naturale? Completamente depilata? Curata?
Mentre mi perdo nei miei pensieri mi accorgo che ha smesso di parlare.
“Ma mi stai ascoltando?” mi chiede.
“Ehm, sì e no” confesso “mi hai distratto con le tue gambe lunghe” e le sorrido.
Lei abbassa lo sguardo, le guance le si colorano. Dentro di me sorrido, mi piace questa reazione nelle donne.
“Che ...