La lettera - L'incontro
Data: 12/06/2018,
Categorie:
Etero
Autore: Serendipity
Quanto può essere grande il potere delle parole? E quanto può esserlo quello dei desideri che esse evocano? Dal giorno in cui avevo ricevuto la lettera, la mia sessualità si era fatta più spiccata e anche più sfacciata. Non ero ancora riuscita a rispondere all'uomo misterioso, mi mancava il coraggio, ma ormai l'appuntamento con le mie voglie nella toilette dell'ufficio, era diventato fisso. Il mio istinto mi diceva che lui era lì: doveva vedermi spesso e osservarmi attentamente e l'unico posto dove mi recavo tutti i giorni, da sola e per molte ore, era il lavoro; inoltre doveva conoscere il mio indirizzo e-mail, quindi, scartando l'ipotesi dell'errore, doveva essere una persona con cui ero in contatto. La lettera ormai la conoscevo a memoria, ogni volta che l'epiteto "Puttana" mi veniva in mente, le cellule del mio corpo vibravano, provocandomi un'eccitazione mai provata. Non ero mai stata la Puttana di qualcuno, anzi ero sempre stata trattata come una principessa sia a letto che fuori, per questo la mia anima bruciava dalla voglia di essere "sporcata", di essere trascinata nelle tenebre, usata, umiliata, calpestata. Nonostante questo, sapevo che non avrei mai trovato il coraggio di rispondere a quella mail, io non volevo avere la facoltà di dire sì o no, io non volevo scelta. Se lui mi desiderava doveva sottomettermi e basta, piegarmi ai suoi capricci, plasmarmi a suo piacimento. Il mio non era un atto di vigliaccheria, ma di consapevolezza: se avessi avuto il potere di ...
... decidere quella prima volta, non sarei mai stata sua fino in fondo. I giorni passavano, era come la quiete prima della tempesta, anche se ormai nulla in me era quiete. Vivevo in attesa, di cosa non so, ma questo stato di perenne agitazione mi rendeva insofferente verso tutto e tutti. Un giorno, arrivando in ufficio, avevo trovato una scatola ad attendermi sulla scrivania, era imballata in una carta da pacchi color avana, proprio come quella che usavamo per spedire i campioni per i clienti. Il pacchetto era anonimo, solo un fiore di orchidea fermato da un pezzo di nastro adesivo. Avrei voluto aprirlo subito e rifugiarmi lontano da occhi indiscreti per godermi appieno il momento, ma iniziavano ad arrivare troppi colleghi, così avevo dovuto rimandare a un momento più tranquillo. Inutile dire che quel giorno lavorare era una vera tortura. Mi sentivo bagnata fradicia fra le cosce e nemmeno masturbarmi pensando a quello che mi aspettava di lì a poche ore era servito a calmarmi. Continuavo a guardarmi intorno, cercando di capire chi avesse lasciato il pacchetto, senza capirlo mai. Finalmente anche quella giornata infinita, resa ancora più lunga dalla mia impazienza, volgeva al termine. Appena le macchine avevano iniziato a diradarsi nel parcheggio e le luci degli uffici a spegnersi, mi ero rifugiata in bagno con il mio tesoro fra le mani. L'avevo scartato emozionata, come una bambina il giorno di Natale, ed erano apparse ai miei occhi due palline vibranti color oro, unite da una ...