Matilde 01-03 - l'incontro
Data: 13/06/2018,
Categorie:
Etero
Autore: Alex46
Il citofono suona verso le due, come d’accordo.
- Sono Debra. A che piano?
- Ciao Debra, sali al quarto.
Mi sento pronta, tra poco la rivedrò a tu per tu. Forse riesco a trovarle qualcosa addosso di antipatico, per ridurre l’immagine che mi sono fatta. Ma so anche che è bella e fascinosa, in questa giornata d’agosto che è del tutto speciale.
Quando le apro la porta mi trovo davanti qualcosa di davvero diverso da quello che mi ero immaginata al mattino, o da quello che avevo visto due sere fa. Ho davanti una ragazza normale, bella, appariscente, soprattutto per la cascata di capelli scuri, ma senza più aria da donna fatale. Se non fosse per le scarpe, a tacco alto e di resina trasparente.
Mi sorride e m’accorgo di quanto il suo sorriso sia luminoso, la faccio sedere e la osservo mentre accavalla le gambe, coperte da un pantalone bianco appena attillato. In basso risaltano i piedi, generosamente in vista sotto la resina. Un collo del piede nobile, alto, porta a cinque dita piccole e affusolate.
- Ti va un prosecco che ho in fresco?
Alla sua risposta affermativa la lascio da sola a guardarsi in giro, poi torno dalla cucina con un vassoio e due bicchieri di vino bianco frizzante. Mi siedo anch’io e cominciamo a chiacchierare.
- Sai – mi dice guardandomi diritta negli occhi – la prima cosa che volevo chiederti è se tu di Franco sei innamorata o se...
- Non posso dire di esserne innamorata. Lui non mi ha fatto scattare quell’emozione che invece ho provato ...
... per altri. Però ho passato con lui qualche mese divertente, senza pensieri. Perché Franco è pieno di attenzioni.
- Questo è vero, è attento a ogni piccola cosa...
- Però ogni qual volta scavi anche per poco, sotto la scorza c’è poco.
O forse lui non permette che si vada in profondità. Ma perché mi chiedi se ne sono innamorata?
- Perché quando ti ho vista con lui l’altra sera e ho deciso di autoinvitarmi al vostro tavolo, pur non sapendo bene perché lo facevo, ho sentito che in qualche modo dovevo «inserirmi».
- Ah, per quello ci sei riuscita benissimo! – esclamo sorridendo, senza dare l’aria di esserne contrariata – Lo sai che dopo avermi riaccompagnata in albergo abbiamo litigato per te e lui se ne è andato?
- Certo che lo so, l’ho rivisto nell’unica discoteca decente. Lui è venuto apposta per cercarmi. Saranno state le due, io avevo uno o due cascamorti che mi ronzavano attorno, con uno avevo anche bevuto qualcosa. Ma non riuscivo a interessarmi a niente, la musica mi dava un po’ fastidio, continuavo a pensare a voi.
- E allora lui è arrivato, immagino che t’abbia vista subito. E cosa ti ha detto?
- Ha detto che era venuto per me, che mi aveva ancora negli occhi da quando mi aveva salutato, che aveva anche litigato con te.
- Brutto bastardo, ti avrà detto anche che sono una stronza...
- Beh, non così chiaramente; ma io ho preso subito le tue difese... poi abbiamo bevuto un gin-tonic, abbiamo ballato due o tre pezzi, quando si sono messi a fare ...