Piacere inaspettato in un nonluogo trafficato
Data: 14/06/2018,
Categorie:
Etero
Autore: Vercingetorige87
Ero di ritorno dalla west coast e il caro vecchio Jfk fu una tappa obbligata. Passare dal caldo sole dell'Arizona al freddo capitalista della Grande Mela non mi piaceva, e ancor meno dover sopravvivere nell'inutilità di un aeroporto troppo grande per essere umano. Sapevo bene cosa avrebbe voluto dire: La solita pastiglia per combattere il mal di testa, le solite inutili chiacchiere con sconosciuti di passaggio ai banconi di quei bar che si sforzavano di non sembrare catene massificanti ma lo erano, le solite sigarette fumate dall'altra parte della strada come un barbone, perché la patria della Philippe morris aveva deciso di far venire il cancro solo agli altri. Atterrai in orario, e questo voleva dire spendere sei ore del mio tempo lì, a due passi dal centro del mondo, in attesa dell'altra bestia volante che mi avrebbe riportato nella vecchia Europa. Per fortuna il recupero bagagli era rapido. Mi fiondai seguito dal mio fido trolley per i percorsi a linee tratteggiate, superando scale mobili e inutili ciccioni senza fretta, arrancando verso l'uscita in cerca di un po' di estemporaneo piacere di morte. Mi accesi la sigaretta a metà delle strisce pedonali, schivando un autobus e una balena che veniva battuta in stazza solo dal suo bagaglio.
Giunto dall'altra parte della strada, sospeso su una grigia rampa di cemento e asfalto, scorsi un briciolo di umanità. Era accovacciata sulla sua valigia e come me stava fumando una sigaretta rollata.
"Excuse me. What's the time in ...
... New York right now?" L'apostrofai.
"Italiano eh?" Mi rispose.
"Cazzo, sgamato subito." Eppure avevo un discreto inglese.
"L'accento si sente sempre. Di dove sei?" Mi chiese.
"Tu a sboccio di Milano" Replicai. Le strappai un sorriso.
Scambiammo due chiacchiere inutili sui voli e gli aeroporti, poi le chiesi cosa ci facesse un così bel faccino solo al Jfk.
Era di ritorno da uno scambio di sei mesi in un'inutile cittadina del Canada. Studiava psicologia, e io e i miei disturbi mentali odiavamo la disciplina da sempre, cordialmente ricambiati.
"Con che volo torni?" Le chiesi.
"Milano, venti e diciotto" rispose.
Era il mio.
Per una volta avevo avuto culo. Era un discreto esemplare di essere femminile in effetti. Altezza giusta, un gran bel paio di tette e un visino carino da brava ragazza che si fingeva di sembrare meno a posto di quanto non fosse. I capelli corti di un rosso tinto non facevano per me, ma se non altro avevo trovato compagnia. Le portai la valigia fino al più vicino bar, e davanti a una birra parlammo, il tempo non mancava ad entrambi, e scoprii che era un'integralista cattolica. Pensavo fossero una specie in via di estinzione e glielo dissi. Rise. Aveva un bel sorriso, e una vitalità che mi avrebbe infastidito in una morosa ma che ero solito apprezzare per una notte, o per qualche ora in un aeroporto.
"Scusa, quindi non l'hai mai data a nessuno?" Mi piacevano le domande scomode.
"No." Rispose. Scoppiai a ridere. Non le avrei ...