1. I palestrati - parte 3


    Data: 15/06/2018, Categorie: Sesso di Gruppo Autore: Satyricon, Fonte: EroticiRacconti

    Il giro di pompini durò parecchio, ma nessuno venne. Ognuno se lo fece succhiare sia dalla mia ragazza sia da me, anche se era chiaro che nel mio caso lo facevano per godersi la mia umiliazione, più che per la mia bravura. Del resto non avevo mai succhiato un cazzo prima d’allora, non avevo esperienza, e non avevo nemmeno la voglia di impegnarmi; eppure una parte di me, una parte che non avrei mai creduto potesse esistere, si stava eccitando per quel trattamento e il cazzo duro e pulsante che mi ritrovavo tra le gambe ne era la prova. Benché fosse un uccello nella norma, era comunque poca cosa rispetto ai pali di carne dei palestrati, sicché l’epiteto “Pisellino” finì presto sulla bocca di tutti. A un certo punto, Mario decise che era giunto il momento di passare alla fase successiva e mi disse, col solito tono autoritario e perentorio: «Spero tu non ci abbia preso troppo gusto a succhiare i nostri cazzi, perché adesso devi leccare il culo della tua troia… devi prepararglielo per bene, così possiamo scoparcelo senza farle male» Sofia si sistemò a quattro zampe sui teli da mare stesi sulla sabbia, mentre uno dei ragazzi le divaricava le gambe scoprendo il suo buchetto. Sospirai rassegnato ma obbedii, mettendomi carponi dietro di lei e leccando quell’orifizio di cui avevo goduto già tante volte, ma di cui adesso avrebbero goduto otto stalloni. Mi sembrava anzi giusto essere io a preparare il culo della mia dolce metà dopo aver succhiato i cazzi che l’avrebbero posseduto: ...
    ... almeno partecipavo attivamente alla gangbang invece di rimanere in disparte. Dopo un po’, infilai la lingua nello stretto buchino, mentre non si contavano gli epiteti ingiuriosi che piovevano addosso a me e a Sofia: io ero il succhiacazzi, il leccaculo, il cornuto col cazzetto, lei era la troia da sfondare, la baldracca, la puttana affamata di cazzi. Io li lasciavo parlare, un po’ perché avrei dovuto interrompere quello che stavo facendo per controbattere, un po’ perché non avevano tutti i torti su entrambi. Stavo scoprendo un lato di Sofia totalmente inaspettato e sarà stata la rassegnazione, sarà stata l’eccitazione, gradualmente cominciava a non dispiacermi. A un certo punto, mi sentii afferrato per i capelli e costretto a ritrarmi. Sentii la voce di Mario: «Hai leccato abbastanza, miserabile succhiacazzi!» e un attimo dopo lo vidi puntare il suo cazzone di trenta e passa centimetri contro l’ano di Sofia.Volli rimanere in quella posizione, accucciato dietro i due, per vedere meglio la sua cappella che violava lo sfintere, poi la sua asta che centimetro dopo centimetro si spingeva dentro. Sofia emise un lungo rantolo di piacere, mentre Mario si lasciò andare a un gemito sonoro, bestiale, solo quando i suoi testicoli batterono contro la fica di Sofia. A quel punto iniziò l’inculata: dapprima lenta, per far abituare la mia ragazza a quell’ingombrante presenza; poi rude, selvaggia, vigorosa. Da quella posizione non potevo vedere le tette né il volto di Sofia, ma potevo immaginare ...
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