1. Tagliati fuori - iii parte


    Data: 26/06/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: FinnTanner

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    Assicurai saldamente il polso sinistro di Daniele alla struttura del letto. Non persi nemmeno tempo a chiedermi perché il capitano tenesse quelle corde nei suoi alloggi. Daniele non si oppose, anzi, penso che gli piacesse. Strinsi più forte e finalmente ottenni da parte sua un lamento soffocato. Lo guardai negli occhi, in attesa.
    
    Chiedimi di smettere. Forza, di che ne hai abbastanza e mi fermerò, lo supplicai in silenzio. Ma per tutta risposta, Daniele sospirò di piacere testando dolorosamente la resistenza delle corde.
    
    Serrai ancora di più il nodo. Volevo essere sicuro che non potesse liberarsi in alcun modo. Quando facevo qualcosa la facevo bene, anche se ero costretto.
    
    Stavo per legare anche il polso destro quando tutte le luci dell’alloggio si accesero di un rosso violento. Mi irrigidii e con la coda dell’occhio, alle mie spalle, vidi il capitano reagire allo stesso modo. Un secondo dopo il segnale d’allarme risuono acuto tre volte.
    
    Nel breve tempo che Daniele impiegò a liberarsi, io e il capitano stavamo lasciando l’alloggio diretti sul ponte di comando.
    
    «Aspetta qui,» gridai al ragazzo uscendo, cercando di sovrastare il frastuono dell’allarme, e lo lasciai nudo e confuso sul letto del capitano.
    
    In meno di due minuti dal suono dell’allarme il capitano prese posto sulla sua poltrona sul ponte di comando e io mi precipitai alla mia postazione.
    
    «Rapporto,» pretese il capitano a denti stretti.
    
    La situazione era grave. «Nave sconosciuta a ...
    ... quattro unità, a 46.5-00, ha le armi pronte al fuoco e ci hanno agganciato, signore.»
    
    Il capitano strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche.
    
    «Come hanno fatto ad avvicinarsi tanto, mancava un quarto di ciclo al punto di intercettazione, perché non li abbiamo rilevati?»
    
    «Navighiamo a vista, signore.» Il timoniere fu costretto ad alzare la voce per farsi sentire in mezzo al trambusto sul ponte di comando.
    
    Il capitanò batté il pugno sul bracciolo della sua poltrona facendolo scricchiolare in modo sinistro. «Manovra di Alboreto, tenente Mutti.»
    
    «Hanno già fatto fuoco, signore, lanci multipli, punti d’impatto sala macchine e ponti 1 e 2.»
    
    Ci restavano meno di trenta secondi, troppo pochi per qualsiasi manovra evasiva.
    
    «Assetto di difesa.» Il capitano non perse la calma.
    
    Un accelerazione improvvisa mi schiacciò sul sedile, il tenente Mutti aveva iniziato a manovrare. «Da questa distanza non posso eluderli, signore.»
    
    Espirai, preparandomi all’impatto, poi qualcosa mi sfiorò la spalla. Voltai lo sguardo e mi ritrovai a pochi centimetri dal volto pallido e sorprendentemente quieto di Daniele. «Cosa ci fai qui? Ti avevo ordinato…»
    
    «Mi dispiace,» mi interruppe e si insinuò tra le mie gambe, frapponendosi tra me e il terminale. C’erano modi peggiori di morire, avevo il suo bel culo fasciato dall’uniforme proprio sul cazzo. Mi ritrovai a sorridere come un idiota e non so come mi rilassai, la sua presenza mi tranquillizzava.
    
    Una frazione di secondo dopo ...
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