1. ..e lei


    Data: 30/06/2018, Categorie: pulp, Autore: Simone Turner, Fonte: EroticiRacconti

    Amelia non riusciva a respirare per via del grosso cazzo che le ostruiva la gola. Quanto tempo era trascorso, giorni, settimane? Non osava chiederlo. L’ultima volta che aveva parlato, solo per chiedere un sorso d’acqua, era stata frustata fino a un passo dalla morte. «Le fiche non parlano,» aveva ringhiato una voce nel suo orecchio. «È questo che sei ora, una figa, un buco, e servi solo per essere scopata. Annuisci se hai capito.» Amelia aveva annuito, poi dopo essere stata appesa al soffitto per i polsi l’avevano frustata, davanti e dietro, e allora aveva urlato fino a perdere la voce. Molto tempo prima, in un'altra vita, era stata una ragazza normale. Con una bella casa, un padre, una madre e un fratello più piccolo, la scuola e un lavoro di paio d’ore a settimana al Pandemonio, un locale in centro. Era lì che l’avevano presa, mentre rientrava di sera dopo un turno più lungo del solito. L’avevano semplicemente rapita sul ciglio della strada, nessun testimone, nessun indizio. Avevano guidato per ore, con Amelia legata e bendata sul retro del loro furgone. Non si erano nemmeno presi la briga di imbavagliarla. «Grida e sei morta, puttana» aveva ringhiato uno di loro. Fu sufficiente per metterla a tacere. Non le avevano mai chiesto il suo nome, e non le avevano rivelato il loro. Immaginò che fossero almeno in quattro o forse cinque, dal suono delle loro voci. Alla fine l’avevano chiusa in una cantina, sostituendo la benda con un cappuccio di pelle nera che le copriva il viso ...
    ... dal naso in su. Era completamente cieca, e anche il suo udito era attutito dal cuoio spesso e caldo. «Vi… vi prego,» aveva supplicato. «Vi prego non fatemi del male, farò qualsiasi cosa.» «Sì, lo farai,» concordò una voce, la stessa del furgone. «Farai qualsiasi cosa, e ti faremo comunque del male.» «Perché?» «Perché ci piace,» disse semplicemente la voce. «Ora sta zitta, puttana.» Con la maschera sul viso aveva perso quasi completamente la cognizione del tempo. L'avevano stuprata quella prima notte, tutti, e ognuno più di una volta. Uno degli uomini si era risentito perché non era vergine, quindi aveva infilato il cazzo in profondità nel suo buco del culo, senza curarsi di lubrificarlo. Ora giaceva distesa su una struttura metallica, con le caviglie incatenate al pavimento, spalancate, e il ventre premuto contro una barra di metallo. Aveva le mani e gli avambracci legati strettamente con lacci di pelle, fino ai gomiti, e le facevano male le spalle. Un anello di metallo, infilato nella parte superiore del suo cappuccio, era attaccato a un gancio nel soffitto e le bloccava la testa inclinata all'indietro in un'angolazione dolorosa. Era incatenata alla struttura in modo che tutti i suoi buchi fossero accessibili per i suoi aguzzini. Dopo un'eternità, il cazzo che le ostruiva la gola vomitò un torrente di sperma salato ed Amelia soffocò tossendo, rischiando di rimettere tutto. Pregò che la lasciassero in pace, o almeno che si si fossero stancati di farle male per il momento, ma ...
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