1. Il dito indagatore (prima parte)


    Data: 06/07/2018, Categorie: Prime Esperienze Autore: suntopless, Fonte: Annunci69

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    Ero giunto all’ultimo giorno del mio lavoro. La mia vita lavorativa era terminata.
    
    Per quasi tutta la vita mi ero diviso tra il lavoro all’ospedale e la professione libera. Da qualche anno non lavoravo più in ospedale e mi ero dedicato solo al mio studio.
    
    Il lavoro era aumentato, sempre di più, ed avevo scelto un giovane collega neo laureato per aiutarmi. Dapprima solo come collaboratore, poi con gli anni come associato del mio studio: gli avevo ormai girato la maggior parte del lavoro.
    
    Ogni giorno per me svolgere l’attività era sempre più pesante. Avevo deciso quindi di smettere, mi sarei ritirato a vita privata: adesso il giovane dottor Duilio avrebbe avuto uno studio tutto suo.
    
    Nei giorni appena trascorsi avevo già ripulito quasi per intero la mia stanza: tutte le mie cose, tutti i miei effetti personali li avevo portati a casa riempendo una intera stanza già colma di roba.
    
    Per il mio ultimo giorno di lavoro avevo riservato soltanto una parte della libreria mista di volumi che avrei portato a casa ed altri che avrei lasciato in studio come memorie storiche in quanto volumi molto datati.
    
    Soprattutto non avevo accettato alcun appuntamento con nessuna paziente: avevo smesso l’attività!
    
    Verso metà mattinata bussò alla porta Gina, la collaboratrice di studio, per riferirmi che il dottor Duilio aveva richiesto la mia presenza nella sua stanza delle visite.
    
    Pensai che ...
    ... ci fosse qualche problema e seppure disturbato mi apprestai a raggiungerlo.
    
    Appena fuori dalla mia stanza invece trovai Duilio con un ghigno malizioso in faccia.
    
    Mi afferrò sotto braccio ed insieme camminammo lungo il nostro interminabile corridoio.
    
    Mi disse che aveva bisogno di un consulto, di un mio parere.
    
    Preoccupato perché solo di rado aveva avanzato una simile richiesta gli chiesi se ci fossero dei problemi.
    
    Ma lui, probabilmente impaziente per quello che aveva architettato per il mio ultimo giorno di lavoro, non riuscì a trattenersi e confessò.
    
    Mi chiese di ricordare il primo dei suoi giorni lì dentro al mio studio.
    
    Lo guardai senza rispondere.
    
    Mi chiese di ricordare quel giorno in cui, dopo le prime due visite che effettuai, durante le quali lui era rimasto solo in un angolo come semplice spettatore, alla terza visita gli cedetti il posto e lo lasciai fare da solo.
    
    Gli risposi che non ricordavo. Comunque non capivo cosa desiderasse adesso.
    
    Mi guardò, ancora col sorriso malizioso, e mi disse che quella prima visita della sua vita l’aveva presa come un regalo da parte mia, un regalo speciale oltretutto.
    
    Tentai di negare. Non ricordavo, ma comunque non credevo di aver fatto una cosa simile. Ma che cosa avrei fatto poi?
    
    “Forse fu un caso,” mi rispose “oppure lo facesti di proposito, ma il caso volle che dopo due donne brutte e grasse la terza fosse una giovane donna piuttosto bella.”
    
    Capii dove stava portando il discorso. Continuai a ...
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