1. Il gitano madrileno


    Data: 07/07/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: Foro_Romano

    (Racconto n. 86)
    
    Ero giovane allora, ed anche molto carino a detta di molti. Avrò avuto 23-24 anni e, avendo un buon lavoro, mi potevo permettere anche quattro viaggi all’estero l’anno. Tutti di “piacere”, naturalmente. Andai a Madrid per la prima volta, capitale di una nazione divisa tra sacro e profano ma che riusciva a convivere serenamente tra le due entità. Era una mattina d’estate e, appena arrivato in albergo, decisi di godermela tutta da subito. Mangiai qualche “tapas” al volo e presi la metro per raggiungere una sauna altamente consigliata. Dovevo scendere all’ultima fermata, all’estrema periferia della città.
    
    Mi ritrovai nella zona dei mercati generali, in una strada molto larga e lunga dove tutto il lato destro era occupato dai magazzini dei commercianti. Era domenica pomeriggio quindi erano solo una serie di saracinesche chiuse. L’altro lato erano tutte casupole malmesse, molte assolutamente fatiscenti. Non c’era un essere vivente a vista d’occhio.
    
    M’incamminai sotto il sole cocente guardando i numeri civici per raggiungere quello indicatomi dalla guida “Spartacus” (allora c’era solo quella per appagare certi vizietti). Non arrivavo mai, anche perché in Spagna i numeri civici spesso non sono attribuiti ad una porta ma ad un intero isolato. Camminai non so quanto in quel deserto assoluto tanto da domandarmi se non avessi sbagliato strada. Ero proprio un incosciente: per soddisfare certe voglie non mi peritavo di affrontare situazioni ed ambienti ...
    ... assolutamente sconsigliabili e spesso pericolosi. A volte mi sono trovato in situazioni difficili ma, a distanza di tempo, non mi pento di averli affrontati, anzi sono contento di avere vissuto cose che molti timidi e paurosi non si sono neanche sognati di fare. Almeno ora ho molti ricordi e qualche sogno che purtroppo rimarrà nel cassetto.
    
    Ma torniamo a quella strada assolata e deserta. Finalmente raggiunsi la meta ma si trattava di uno di quegli edifici abbandonati. Nessuna insegna. Davanti alla porta due o tre gradini. Li salii e suonai il campanello o meglio, lo premetti ma non suonava. Mi maledissi per aver fatto tutta quella faticata per niente. Quella guida a volte lasciava a desiderare.
    
    Mi girai da dove ero venuto e, come dal nulla, un uomo, a distanza, stava venendo verso di me. Ma da dove era spuntato fuori? Possibile che, in tutto quel lungo deserto, non lo avevo visto prima? Era una visione celestiale. O meglio, la sua bellezza era straordinaria (alto quasi due metri, dal fisico muscoloso e perfetto, capelli nero corvino) ma, più che un angelo, sembrava Satana in persona (faccia da duro avanzo di galera, un grosso orecchino a cerchio d’oro al lobo sinistro, uno sfregio sulla guancia destra, braccia nude ed un tatuaggio imprecisabile su quello sinistro), ma d’altronde anche Satana era un angelo ed anche molto bello, a quanto si dice. Indossava un gilet nero decorato sui bordi (in oro o rosso, o forse tutti e due) e tanto pelo nero sul petto e sulle gambe (quello lo ...
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