Racconto di Natale. Il terremoto, gli spettri.
Data: 16/09/2017,
Categorie:
pulp,
Autore: Tibet
E’ credenza ritenere che i terremoti liberino gli spettri che sono rinchiusi nelle pareti, nei vecchi armadi, nelle cantine o nei solai. Gli spettri allora riprendono vita e cercano chi ha causato loro sofferenze nella vita terrena. Se la loro sia una vendetta effimera o forse solo un rigurgito di vita, non è dato a sapere. Non possono far del male fisicamente ma a volte riescono a minare una personalità confusa, far crollare la razionalità, far nascere la pazzia. Alcuni spettri, liberi da costrizioni, non tornano più nel mondo delle ombre, vagano indefinitamente in cerca di una pace che non troveranno mai. Il terremoto in questione, quello che interessa la nostra vicenda, quella che vi accingete a leggere, non aveva l’epicentro molto vicino. Non tanto da causare crolli e morti, ma si fece sentire. Un lungo moto sussultorio… e lui, profondamente addormentato, sentì scuotere il letto tanto da svegliarsi di soprassalto, sentì le travi del tetto gemere come sotto un poderoso urto. Della polvere sottile cadeva lentamente dal soffitto e apparve il primo spettro. Un uomo, la sua figura non era ben definita, si confondeva con la polvere che ancora cadeva e confondeva la visuale. Mentre lui si alzava a sedere nel letto, la figura si avvicinò di un passo, poi di un altro. -Mi riconosci? Sono tornato…- Straordinario il fatto che lui non si impaurì dall’apparizione, viveva un sogno? Un incubo? Uno dei tanti che avevano tormentato le sue notti nei tempi passati? Un incubo che allora, ...
... sforzandosi, riusciva a eliminare svegliandosi? Per ritrovarsi poi ansante e tremante. -Chi sei?- I tratti del viso dello spettro erano come sfatti, confusi, ma conservavano qualcosa della primitiva fisionomia. -Armand… Armand- -Si, sono Armand.- -Perchè… perché? Sei morto, Armand? Quando? Dove?- -Perché? E lo chiedi? Non senti di avere delle colpe verso di me? Mi hai dimenticato! Oh! Quanto facilmente mi hai dimenticato! Ingrato. Egoista. Eppure mi avevi promesso tue notizie il giorno che sei partito, dopo che ti avevo aiutato a fuggire. Sapevi che ti amavo? Si… certo che lo sapevi, ma che ti importava del mio amore, tu mi usavi… - -Anche tu mi usavi… Armand, non ricordi? Volevi un corpo, un uomo e hai avuto me…- -Si… godevo ad averti vicino, è vero. Ma riconoscere il mio sacrificio? Aiutandoti io rinunciavo a te, non è stato un atto d’amore? Mi sacrificavo per il tuo bene e tu? Sei tornato e mi hai ignorato… quando l’ho saputo non potevo crederci. Neanche una telefonata, una rassicurazione che stavi bene, ti ho scritto e non rispondevi, mi hai fatto soffrire. Tu sei stato la concausa della mia eterna depressione. Sai che mi sono ucciso? Con dei tranquillanti… mi vedevo invecchiare senza nessuno da amare vicino…- -Armand… non potevo sapere, non ho ricevuto nulla e dove ero… ero all’inferno, sai? Con la vita che facevo, pensare a te e ai tuoi problemi era l’ultima delle mie preoccupazioni, ero allo sbando, non avevo più passato, né presente, né futuro… - -Ti ho tolto dalla ...