1. Piccolina ma ..... grande!


    Data: 12/07/2018, Categorie: Prime Esperienze Autore: Birillodc8

    ... agente di commercio, rimanesse fuori regione per l’intera settimana.
    
    Per la fretta di entrambi e la presenza di gente, usciamo e ci diamo appuntamento per la sera, nella piazzetta, li dietro.
    
    Salendo in macchina, scostò leggermente lo spolverino e subito mi accorsi che la cosa era preparata: gonna corta, stivali e sedendosi, notai l’autoreggente, il minuscolo tanga in tono col reggiseno che esaltava una generosa scollatura. Mi diventò subito duro! Sono sempre stato sensibile all’abbigliamento (per deformazione professionale) e… una donna senza tacchi, senza calze e senza intimo dignitoso, per me, non è una donna.
    
    Mi dice che non è possibile andare a casa sua per via del vicinato e quindi suggerisco di andare in ditta da me, poco distante nella zona industriale nord.
    
    Appena entrata in ufficio, si tolse il leggero soprabito, mi abbracciò repentinamente, ficcandomi la lingua in bocca, smanettando i miei paesi bassi
    
    Velocemente la spogliai, scoprendo finalmente tutte le sue doti, carina, molto ben fatta, un bel culo, due belle tette, non esageratamente grandi, ma vistose. Cominciammo a limonare sul divanetto dell’entrata, lei mi succhiava senza tregua, e io infilando le dita, mi accorsi che aveva una figona molto larga, gia tutta bagnata, e il suo culo non rifiutava per niente il mio “medio” che entrava senza forzare, strano, pensai, una ragazza cosi giovane! Buon preludio per la serata!
    
    Cominciammo a scopare, dapprima a pecora, poi la girai a cosce larghe e ...
    ... cominciai a darci dentro da sopra. Vedendo che , nonostante l’impegno, lei ansimava, si bagnava, ma era molto lontana dall’orgasmo le chiesi “Cosa posso fare per te?”. “Ho bisogno qualcosa di forte, per venire…” mi ansimò nell’orecchio.
    
    Come un idiota, mi alzai e andai verso il mobiletto bar per prenderle qualcosa. Lei fece una risata radiosa, “ ma no stupido!” Si alzò, “il mio ragazzo mi mena, per farmi venire”. Restai li, immobile, ancora più idiota di prima, non capendo bene la cosa. “dammi un ceffone” mi disse! Le mollai un leggera sberla sulla guancia. “Più forte, cretino!” Aumentai l’intensità, credevo di fargli troppo male. Lei in piedi, con i seni protesi, mani sui fianchi, alta sugli stivali con i tacchi e quelle calze a rete, sembrava essere la padrona in quel momento. Mi si avvicinò di un passo, mi diede una ginocchiata sui coglioni. Mi piegai dal male, e lei mi disse: “ devi colpirmi forte, devi farmi male, farmi urlare!” Un po’ per i fumi dell’eccitazione, ma forse più per quelli del dolore alle palle, le mollai una sberla tale che finì in terra distesa. “siiii..così!” mi strillò, “continua… ancora…dai!”. Cominciavo a capire, la colpii, ripetutamente, a sberle, a piccoli calci, dove capitava, sui glutei, sulle cosce, ovunque. Successe quello che fino ad allora non avevo mai visto e che mi è capitato dopo, poche altre volte; venne sotto i colpi, contorcendosi in un lungo orgasmo devastante, aprendo oscenamente le gambe e sfregandosi fortissimo la figa con quattro ...