Il ragazzo del coro
Data: 12/07/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: nh-paul
... non volevo immaginare per non offenderlo, ma erano cose che desideravo fare.
Nei mesi la nostra amicizia fece piccoli passi, ma costanti. Scoprii che anche lui studiava piano-forte e che era particolarmente attratto dalla musica. Un giorno mi offrii di accompagnarlo a casa con il motorino e da allora lo feci molto spesso.
Non abitavamo lontani e la sera spesso veniva a casa mia per prepararsi le lezioni di pianoforte. Discutevamo di musica, dei compositori che amavamo, giocavamo a scacchi. Eravamo davvero amici e la differenza di età fra noi non fu mai un problema. Essendo entrambi piuttosto solitari, avevamo trovato buona compagnia, uno nell’amicizia dell’altro.
Questa era l’idea che si aveva guardandoci dall’esterno e che avevano i miei e suoi genitori. Fra noi le cose non erano molto diverse da ciò che sembravano, perché non ci era mai sfuggito alcun ac-cenno al sesso, all’attrazione fisica, a qualcosa che non fosse la musica, i nostri hobby, gli interessi cul-turali che condividevamo.
Dalla confidenza che era cresciuta fra noi, potevo soltanto essermi fatto l’idea che le ragazze non l’attraevano, non l’interessavano, quasi non esistevano. E per me era la stessa cosa. Ma non avrei potu-to dire in nessun caso che fosse attratto dagli uomini, dai ragazzi o da me.
Io l’amavo e lui era mio amico, non sapevamo altro di noi.
Una sera stava suonando il mio pianoforte. Una sonatina di Clementi, un pezzo facile che doveva preparare per un saggio. Pareva nervoso ...
... e per calmarlo feci un movimento istintivo. Gli posai le mani sulle spalle e notai che era davvero teso. Lo massaggiai un po’, anche sul collo. Era forse la prima volta che ci toccavamo, ma capii subito che non era dispiaciuto da ciò che stavo facendo. Il mio cuore accelerò i battiti e mi costrinsi a fermarmi, temendo che lui non volesse e che stesse semplicemente sopportando il mio tocco.
“Perché ti sei fermato?” chiese con una voce che non avevo mai sentito così dolce “Per favore, continua!”
Ero sorpreso, deliziato.
Sarei stato là tutta la notte con le mani sulle sua spalla, sul collo liscio, ma lo feci per non più di cinque minuti. Poi mi venne la voglia insopprimibile di fargli il solletico. La sonatina ebbe un sussulto e perdette tutta la sua grazia, perché lui si piegò sulla tastiera ridacchiando. Mi pregò di smettere con voce sempre più soffocata dalla risata che ormai non riusciva più a controllare, ma io sospettavo che non chiedesse altro che io continuassi. Sperai che fosse così e non smisi.
Finimmo per terra, lui rotolò sotto di me ed io feci in modo di sedermi sulla sua pancia. Gli tirai fuori la maglietta dai pantaloni e continuai a solleticarlo sulla pelle nuda del torace.
Quando mi fermai lui mi fissò e nei suoi occhi c’era uno sguardo pieno di una deliziosa, ancora infantile malizia. Ed io capii che quella piccola canaglia si era goduto ogni momento del solletico che gli avevo fatto. Non fosse bastato quello sguardo a confermarmelo, il piccolo ...