1. Il corso di aggiornamento


    Data: 20/07/2018, Categorie: Etero Sesso di Gruppo Autore: nomade, Fonte: RaccontiMilu

    ... ogni volta che ci trovavamo in cam. Ora, mentre ci continuavamo a baciare, vedevo la voglia che aveva di poterlo finalmente toccare: slacciati due alamari del mio piumino, aveva infilato una mano dentro a agilmente aveva trovato lo scollo del golfino. Ora sentivo la mano sulla pelle: le dita avevano scansato il pizzo del reggiseno e stringevano dolcemente un seno. Dopo un poco di queste carezze giocò con i capezzoli: i miei sono abbastanza evidenti e so che desiderava succhiarli. Certo non era possibile, in un parco con addosso abiti e piumini, ma il desiderio amplificato dall’aspettativa aveva prodotto un’evidente erezione. Non potei resistere dall’accarezzarlo sopra i jeans: quante volte lo avevo visto segarsi per me in cam. Sapevo che sotto quei pantaloni si celava un’asta bruna e proporzionata, con la cappella madida di umore… lo avevo visto tante volte e se avessi potuto mi sarei inginocchiata li davanti la panchina, gli avrei aperto i jeans e l’avrei preso in bocca, per poter leccare quelle prime gocce di liquido dolce e trasparente… I suoi occhi scuri mi guardarono e ci capimmo subito: prendemmo su le nostre borse da viaggio e ci incamminammo verso la fermata del taxi. Il viaggio durò un tempo indefinito: il tassista guidava per le strade di Roma, mentre noi continuavamo a baciarci e accarezzarci sul sedile posteriore. Probabilmente ci osservava dallo specchietto: era palese che eravamo una coppia clandestina, ma in quel momento l’universo era concentrato solo nei ...
    ... nostri occhi. Arrivati in hotel facemmo un rapido check in con una ragazza troppo truccata e con troppa poca voglia di vedere clienti: prese i documenti e li registrò senza battere ciglio al fatto che avevamo chiesto una matrimoniale, pur avendo entrambi scritto “coniugato” sulla carta di identità, ma con residenze differenti. Evidentemente era una cosa talmente frequente da essere considerata routine, se non ci si faceva più caso. Terminata la registrazione, la ragazza troppo truccata ci consegno le chiavi della stanza, augurandoci svogliatamente buona permanenza. Salimmo al nostro piano e trovammo una stanza gradevolmente arredata in stile liberty: Federico lasciò cadere il suo bagaglio sul divanetto di seta azzurra dell’ingresso. Io mi guardai un attimo attorno, poggiai la borsa sul letto, mi tolsi il piumino e mi avvicinai alla finestra per guardare fuori: eravamo a quattro passi da Campo dei Fiori e se avessi chiuso gli occhi mi sarei potuta immaginare tranquillamente in un film in costume sulla Roma risorgimentale papalina. Nel frattempo Federico, che mi osservava in silenzio, si era avvicinato e mi aveva abbracciato da dietro. Mi venne da sospirare. Quando una cosa la desideri da tanto ti viene quasi un magone nel momento che la ottieni: sei così felice da provare quasi dolore. Rimasi quindi così, con gli occhi chiusi a godermi il momento e le sue labbra che mi sfioravano il collo. Tornai alla realtà quando sentii le mani che si facevano strada sotto il golfino: “aspetta ...
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