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Una storia...
Data: 18/08/2017, Categorie: Gay / Bisex Autore: honeybear, Fonte: Annunci69
Lascio l’ospedale che sono quasi le undici di sera. È arrivata zia, tua moglie a darmi il cambio: “Vai figliolo, vai a riposare. Sarai stanco…” No, non sono stanco; sono più che altro frastornato… Stranito… Respiro a pieni polmoni l’aria che, la leggera brezza che soffia dall’entroterra, profuma di bergamotto. Non ho voglia di tornare a casa. Non subito almeno. Salgo in auto e guido fino al parcheggio stranamente deserto. Scendo nella penombra e mi accendo una sigaretta. Uno sguardo allo smartphone: nessun messaggio, nessun wazzUp. Il dito apre accidentalmente la galleria fotografica: compare la foto del matrimonio di tua figlia. Sorridi. Sorridiamo tutti in quella foto: il ritratto di una grande famiglia di un piccolo paese dell’Italia meridionale nascosto tra le colline che disegnano il territorio. Colline che, con le opportune accortezze, sono in grado di custodire i segreti più turpi e vergognosi senza nemmeno consegnarli al pettegolezzo, altrimenti la gogna pubblica è assicurata. E la nostra famiglia così felice in quell’immagine, non si è voluta ritrarre da questo torbido gioco. E nemmeno si è fatta mancare i suoi begli scheletri nell’armadio! L’indice scorre sulla sequenza di foto salvate e l’effetto è quello di una videocassetta che si riavvolge a film terminato. Si ferma su una tua immagine scattata al mare anni orsono. Una scansione che ho realizzato per evitare che le memoria di questo e di altri momenti andasse perduta. Sei semplicemente ...
... magnifico in quella foto… Non più così giovane. Eppure così aitante, così maschio. Il fisico è ancora quello plasmato da anni di duro lavoro nelle nostre campagne. Incroci le braccia muscolose sul petto cesellato che, come le gambe forti e ben tornite, è ancora ricoperto dalla folta peluria che, bagnata dall’acqua salata, luccica sotto il sole agostano. La zazzera scura incornicia il tuo viso, con quella mascella leggermente squadrata e barbuta al centro della quale si disegna il tuo sorriso. Quello che deve avere conquistato la zia e non so chi altro prima e dopo di lei. Gli occhi scuri e grandi non si vedono: le palpebre socchiuse li riparano dai fastidiosi raggi che ti battono contro. Il dito scorre ancora. Non so dove si ferma... Non importa: ora è la mia mente a riavvolgere il nastro dei ricordi e decide di fermarsi all’estate dei miei sedici anni… La miccia che innescò la bomba fu tutto sommato banale: la mamma aveva bisogno di uova fresche per preparare la pasta. Ricordo che venni alla fattoria a chiederle alla zia. La fattoria… Così chiamavo la tua azienda agricola poco distante da casa e che raggiungevo facilmente tagliando per la campagna invece di mantenermi sul percorso più lungo della strada asfaltata. Zia di uova non ne aveva: mi invitò a fermarmi al pollaio che si trovava a metà strada sul percorso. Ubbidii. C’era un sottile venticello come stasera… Ed il vento non trasporta solo profumi, ma anche suoni. Tesi l’orecchio e ascoltai. ...