1. Addis Abeba, 1938


    Data: 09/08/2018, Categorie: Etero Autore: beast, Fonte: EroticiRacconti

    ... agganciarono alle sue bretelle, sfilandogliele dalle spalle, poi le dita slacciarono uno ad uno i piccoli bottoni della camicia color cachi, e una volta che fu completamente sbottonata la tirarono fuori dai pantaloni. Lo sguardo di lei era piantato nei suoi occhi, ma penetrava molto più profondamente, molto più giù, sembrava esplorare la sua intimità più recondita, sembrava leggerlo nel profondo. Le dita fresche e sottili si infilarono sotto la canottiera sudata, tracciando dei solchi tra i riccioli di pelo del suo addome, arrampicandosi su fino si piccoli capezzoli, li strinse tra i polpastrelli, facendogli male e facendogli completamente rizzare il pene. Lui era sempre inerme, le braccia abbandonate lungo i fianchi, incapace di altre reazioni, a parte l’erezione che sempre più prepotentemente faceva premere quasi dolorosamente la sua asta di carne contro la patta dei pantaloni. Le mani si sfilarono dalla canotta per raggiungere la fibbia della cintura, sganciarla e scendere ancora, per slacciare i bottoni dei calzoni, molto lentamente, uno ad uno, stimolando ancora di più la sua voglia. Pantaloni e mutandoni militari vennero abbassati a mezza coscia, facendo rimbalzare verso l’alto il tozzo cazzo ormai durissimo. La ragazza si inginocchiò ai suoi piedi, il viso davanti al suo sesso, lo annusò a fondo, come se fosse un pezzo di carne da gustare per cena. Poi cominciò il lavoro per cui era famosa e per cui Madame l’aveva accolta nella casa di piacere. Nonostante le labbra ...
    ... negroidi, la bocca era minuta e faceva fatica a prendere in bocca interamente la larga cappella del militare, per cui si limitava a lavorarne la punta, mentre con entrambe le mani lo masturbava lentamente, andando su e giù allo stesso ritmo delle labbra, aiutata dalla copiosa saliva con cui lubrificava l’asta di carne. Ma non dovette lavorare a lungo, perché il militare era ormai eccitatissimo e a digiuno da troppo tempo. La ragazza sentì il pene fremere tra le sue mani e allontanò la faccia di una decina di centimetri, giusto in tempo per vederlo esplodere in una serie di lunghi schizzi di sperma che la colpirono per lungo, su tutto il viso. Le strisce di seme bianco e cremoso disegnarono sul volto nero della ragazza una ragnatela di ricami densi e lattiginosi, e poi colarono sui piccoli seni in dense gocce vischiose. La ragazza ne raccolse un po’ con le dita, portandoli alle labbra come si trattasse di un’offerta, guardandolo dritto negli occhi come per ringraziarlo per quell’offerta di cibo da non sprecare, poi si alzò e ciondolò fino al letto, si sdraiò a pancia in giù, un braccio piegato sotto il mento, e restò a guardarlo, sempre muta, con una espressione un po’ meno triste di prima. Stefano Astolfi, così si chiamava il giovane ufficiale, si tirò su le braghe decisamente imbarazzato, si riallacciò la camicia, poi dopo averle lanciato un ultimo sguardo abbastanza sconvolto, uscì dalla stanza, badando di rimettere la chiave all'esterno per indicare al prossimo cliente che la ...