1. Stanotte non sono solo


    Data: 18/08/2017, Categorie: Gay / Bisex Autore: alexwriters, Fonte: Annunci69

    Premessa: è un racconto lungo.
    
    Corro, corro e mi perdo. Corro, corro e mi ritrovo.
    
    Corro e sono ovunque, da nessuna parte, altrove…
    
    Corro e mi disperdo, mi dissolvo al confine impalpabile fra nebbia e neve.
    
    Il bianco indistinto attorno a me mi ottunde, mi confonde, il freddo mi scartavetra la pelle, mi brucia i polmoni, gli occhi mi lacrimano e il dolore, in questo universo alieno, in quest’aria lattiginosa mi ricorda che sono vivo.
    
    Corro, corro, corro, un passo dietro l’altro torno a casa, un passo dietro l’altro riprendo forma, m ricompongo e per quanto corra, cercando di seminarla, di perderla, la solitudine mi segue, si appiccica al mio sudore, al mio corpo e mi avvolge.
    
    Io stesso sono le briciole di pane che le fanno ritrovare il percorso verso casa.
    
    Arrivo stravolto sulla soglia, questa mattina ho dato fondo a tutte le mie energie, la mia carne urla per la stanchezza, i muscoli maltrattati si rifiutano di muoversi oltre la soglia, così mi abbandono, inerme sul divano e mi lascio cullare dal calore del camino.
    
    Mi riprendo e mi dirigo verso la doccia, ricado nella solita routine, corsa mattutina, doccia, lavoro, casa, dormire e via così, come sempre, come tutti i giorni.
    
    Eppure stamattina lo specchio appannato che riflette il mio viso distorto mi scuote, è un terremoto, una presa di coscienza improvvisa.
    
    Non posso continuare così, ho cambiato città, ho barattato la città per la montagna, ho cambiato lavoro, stipendio migliore, responsabilità ...
    ... condivise, ottimi vantaggi per il portafoglio e l’ulcera ma il paese di montagna,che mi accoglieva durante le varie estati della mia adolescenza, ora mi respinge.
    
    Sono un forestiero nella mia terra d’origine.
    
    I montanari sono gente dura, chiusa, leali allo stremo se li conquisti, ma ci vuole tempo, pazienza e costanza e nel frattempo consumo le mie serate e miei weekend nella solitudine.
    
    Il riflesso informe nello specchio mi risveglia dalla letargia in cui sono sprofondato, devo cambiare, prima che ciò che vedo diventi ciò che sono.
    
    Ed eccoci a sera, un’altra giornata è finita, sono pronto per tornare a casa, alla mia solitaria routine ma una scintilla dei buoni propositi mattutini arde ancora, così, pur non credendoci, penso sia destino trovare sul parabrezza la pubblicità di un piano bar e fra essere soli a casa o in un bar la differenza è poca, così ci vado.
    
    Il locale è piccolo e intimo, non c’è molta gente ma l’ambiente, seppur con luci soffuse, è caloroso e accogliente.
    
    Ordino un drink al bancone, sperando di fare due chiacchere col barista, ma le luci calano all’improvviso e parte la musica.
    
    Non sono un intenditore, ma riconosco il ritmo del jazz e poi la sento, mi serpeggia sulla pelle, si riverbera nella mia carne, mi avvolge….
    
    Una voce così dolce e malinconica, roca e delicata, suadente.
    
    Mi porta via e mi ridà forma, mi ancora a me stesso, nei suoi acuti, nei suoi vocalizzi riecheggia l’eco del mio sconforto. Non capisco le parole ma sono ...
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