La madre di francesco. capitolo iii
Data: 17/08/2018,
Categorie:
Tradimenti
Autore: stuzzicami
... petali di un’orchidea nera che aveva una vita propria, si muoveva come se stesse continuando a succhiarmi l’anima, a massaggiarmi il sesso.
Rimani pochi secondi fuori da quell’incanto di passera e poi vi rientrai e la montai con forza, decisione, passione, desiderio e trasporto. La scopai senza pietà, sbattendola come se fosse solo una vacca da monta, la mia splendida vacca, la femmina che desideravo scopare più di ogni altra, almeno in quel fantastico e inatteso momento.
Cinque minuti, forse dieci, persi la ragione e poi sentii salire dagli alluci fino al cervello l’imperioso orgasmo che quella meravigliosa donna mi stava provocando.
Continuai a pomparla senza indugi e, finalmente, venni, riversandole in pancia una quantità notevole di sperma. Godevo e la scopavo: il cazzo mi doleva, ma non riuscivo a smettere di penetrarla fino a quando l’ultima goccia del mio seme fu depositata all’interno di quella indescrivibile vulva.
I nostri gemiti si trasformarono da sensuali e goderecci a incontrollati ed animaleschi. Venimmo insieme, all’unisono, dandoci tutto, regalandoci reciprocamente noi stessi, intersecando le nostre anime lussuriose.
Ci baciammo e mulinando le nostre lingue, sentivo il cazzo ritrarsi da quel comodo pertugio, da quella deliziosa guaina.
Scesi a succhiarle un seno e sentii la pressione delle sue mani sulle mie spalle. Alzai lo sguardo, scioccamente, quasi a cercare di comprenderne il motivo, e lei prontamente, con viziosità e lussuria, ...
... continuando a spingermi in giù, mi disse: “Voglio che me la lecchi, voglio che me la succhi, su da bravo Marcello: bevi il piacere di questa bella scopata e puliscimi per bene la passera”.
Trasalii. Le sue parole mi perforarono il cervello, eccitandomi all’inverosimile e mentre sentii distintamente crescere nuovamente in me il desiderio di questa inesauribile donna, scesi, come richiestomi, anzi come ordinatomi, a raccogliere i frutti di tanta passione. Della nostra appagante fusione.
Lei continuò ad accompagnare la mia discesa verso il paradiso. Arrivai con il muso al cospetto di quell’opera d’arte di fica - oh che fica - e la visione che mi si parò di fronte fu memorabile.
La sua vagina scura, pelosa all’inverosimile, era zeppa di goccioline di sudore e di umori. Le sue piccole grandi labbra scure e carnose, frastagliate e pronunciate, erano oscenamente aperte come i petali di un fiore esposti al sole e dal roseo pertugio che poc’anzi avevo violato, colavano copiosi rivoli di sperma.
Avanzò il bacino, quasi a sbattermela in faccia, come a mettermela in bocca, cinse le cosce attorno a me e mi attirò a sé, costringendomi a succhiarle quel delizioso fiore maturo.
L’odore era ovviamente forte, fortissimo.
Una fragranza intensa di fica scopata e riempita, di fessa goduta: il sapore di femmina e di sesso permearono le mie narici, ubriacando i miei sensi. Quando mi riempì la bocca di lei, Lucia iniziò a contrarre i muscoli vaginali espellendo nella mia bocca lo sperma ...