1. Tradimento della mia amica...


    Data: 24/08/2018, Categorie: Prime Esperienze Autore: walkermetropolitano

    ... vicinanze
    
    indifferenti.
    
    Loro sono strettamente connessi, anche se, fisicamente, separati da due adolescenti con gli zaini, un
    
    panzone sudato e una vecchia signora ingioiellata dall’aria sdegnata.
    
    E’ un bel tipo, non c’è dubbio e, nell’insieme, trasmette piacevolezza e fiducia. Ha lo stile sornione
    
    di quegli uomini dall’aria intelligente e ironica, che sembra ti stiano sempre prendendo
    
    affettuosamente in giro. Occhi neri, luccicanti come se sorridessero sempre, sotto sopracciglia
    
    prominenti e un po’ incolte , il viso cordiale da pubblicità di un dopobarba.
    
    Oggi una cravatta grigia a disegni rosa ha fatto la sua insolita apparizione su uno spezzato
    
    molto…spezzato, che tradisce la sua scarsa attitudine a stili troppo rigidi.
    
    Cerca di ricordare come
    
    era vestito i giorni precedenti. Sicuramente giacche informali su magliette o camicie aperte.
    
    Sì, oggi, decisamente, ha tutta l’aria di essere stato costretto ad infilarsi quei vestiti.
    
    “Riunione di lavoro” pensa lei. E se lo immagina entrare in ufficio con segretarie che se lo
    
    mangiano con gli occhi strusciandogli addosso seni dalle prominenze vagamente sintetiche.
    
    Scaccia il pensiero e si alza per guadagnare una posizione più vicina all’uscita. Anche lui si muove,
    
    sgusciando tra i corpi e mormorando parole di scusa. Sa di averlo alle spalle ora, abbassa gli occhi
    
    voltandosi a sinistra, per cercare di guardargli le mani. Sono sempre importanti le mani in un uomo,
    
    parlano, ...
    ... dicono molte cose.
    
    In quel momento l’autobus frena bruscamente, la mano, sfuggendo al suo sguardo, le afferra la vita.
    
    Nel sostenersi a lei la travolge un po’ con il contraccolpo. «Mi scusi» sussurra, ma indugia un po’
    
    con quella mano intorno alla vita. Anche lei indugia, appoggiata con la parte posteriore del suo
    
    corpo a quello di lui, la testa rivolta all’indietro, gli occhi chiusi, appena un attimo, il tempo di un
    
    battito di ciglia, di un lampo, di un respiro, quanto basta per essere travolta da un maremoto.
    
    «Niente, niente…» dice lei con voce alterata, scostandosi e sistemando i capelli dietro l’orecchio.
    
    Le porte si aprono. Lei scende facendo attenzione, i tacchi alti e le gambe che tremano non sono una
    
    bella combinazione. Comincia a camminare ma… lo sa, non c’è nemmeno bisogno di voltarsi: lui è
    
    dietro di lei, ne sente i passi, si aspetta quasi di risentire quella mano sui fianchi.
    
    Non sa che fare, cammina e sa che tutto è deciso, che qualcosa accadrà, che è dentro a quella
    
    connessione luminosa e non ci può fare niente: cat-tu-ra-ta.
    
    Lui la supera con passo più svelto, si crea una distanza tra loro. Ne è quasi delusa, non si è
    
    nemmeno voltato una volta a guardarla.
    
    L’uomo gira l’angolo e, quando svolta anche lei, è già sparito. Rallenta, confusa: deve per forza
    
    essere entrato nel portone di uno di quei palazzi antichi.
    
    Quando arriva all’altezza del primo si avvicina per leggere le targhe di ottone sopra ai campanelli:
    
    un ...