La madre del mio migliore amico
Data: 28/08/2018,
Categorie:
Tradimenti
Autore: pato3
La madre del mio migliore amico, la signora Venturini, non mi ha mai fatto impazzire. Le tette, quelle sì che mi fanno impazzire. E la signora Venturini ha delle grandi tette.
Non l'avevo mai immaginata in modo provocante, per così dire, se non in momenti di sfrenata perversione, momenti in cui portavo la mia testa a immaginare fino a che punto mi sarei spinto per far piacere al mio cazzo. E ogni tanto avevo immaginato le tette della madre del mio amico, tra le altre cose.
Non era una donna brutta, ma nemmeno la classica madre su cui fantasticare. Non era né troppo grassa, né troppo vecchia. Però restava una donna in carne e con più di trent'anni di differenza su di me.
Una volta l'avevo vista al mare, di sfuggita, ma ricordo solo le sue smagliature sulle chiappe e non ebbi nemmeno la gioia di ammirare le sue tette dal momento che a coprire il reggiseno del costume a ciliegine (immagino, dal momento che le mutane avevano quella fantasia) c'era una maglietta blu, troppo larga anche per lasciare immaginare.
Ma un giorno - erano settimane che non mi facevo nemmeno una sega a causa dei troppi impegni che mi portavano a casa nel tardo pomeriggio e stanco morto - dovetti passare da casa del mio amico per dargli dei libri. Lui non c'era ma mi aveva detto di lasciarli a casa sua, che avrei trovato qualcuno ad aspettarmi.
Col mal di testa e poca voglia anche di sollevare quei due libri, andai a casa sua e suonai.
Mi aprii la signora Venturini ed io stancamente salii ...
... le scale.
Quando entrai il mio pensiero fisso era uno e solo uno: tornare a casa, al mio letto, al più presto. Quando la vidi il mio pensiero fisso divenne uno e solo uno: devo vedere quelle tette. E possibilmente sborrarci sopra.
Il motivo per cui cambiai così improvvisamente idea sul da farsi e per cui mi era rapidamente passato il mal di testa era il seguente:
La signora Venturini, aprendomi la porta e prendendo i libri, aveva indietreggiato per farmi entrare e per sbaglio aveva urtato il tavolino all'ingresso, facendo cadere una bomboniera e al contempo i libri che le stavo porgendo. Così, io mi chinai per prendere i libri e lei, dandomi il culo in faccia, in una sincronia imbarazzante, si chinò per raccogliere la bomboniera miracolosamente intatta. Ma non poteva bastare quello ad arraparmi. Nel chinarsi, i pantaloni logori che usava per stare in casa si erano aperti e io avevo visto la cosa che più amo delle tette: il pelo della figa!
Il tutto durò un paio di secondi, lei si rialzò e appena fece mente locale sul fatto che non aveva le mutande e io mi ero appena piegato e probabilmente avevo avuto le sue grazie a pochi centimetri dalla faccia, il suo volto divampò di un rosso mai visto. Conscia di trasudare imbarazzo, ma al tempo stesso ligia alle buone maniere, si voltò di scatto, cercando di recuperare invano un colorito umano, e prese tempo chiedendomi se volevo un caffè. Altro che caffè, io volevo vedere di nuovo il buco nei pantaloni e poi l'altro buco. ...