1. Non è mai troppo tardi


    Data: 28/08/2018, Categorie: Lesbo Autore: Mirosa, Fonte: Annunci69

    ... minimamente la mancanza di rapporti sessuali, masturbandomi ogni tanto, ma non spesso coltivando fantasie di baci lesbici con donne mai identificate … fino a quando conobbi Renza.
    
    Mi scelse e mi guidò nel campo della lussuria, curiosa d eccitata d’avere fra le mani, una “mutazione biologica”, una donna che usava l’ano e la vulva solo per espletare i bisogni fisiologici. Mi abbraccio, mi baciò spingendo la sua lingua nella mia bocca e giurandomi che mi avrebbe fatto recuperare, con gli interessi, tutti gli anni di demenza che avevo avuto. Questo avvenne nel separè del bar pasticceria dove andavamo a far colazione dopo che i rispettivi nipoti erano entrati a scuola, per poi andare a fare la spesa assieme e poiché ognuna di noi abitava per conto proprio, avevamo il resto della mattinata per noi due, fino all’ora d’andare a riprendere i nipoti quando erano finite le lezioni.
    
    La mattina del bacio comprammo alla svelta il minimo indispensabile, per non perdere tempo; quel bacio ci aveva scatenato una tremenda smania e pur non parlandone, non vedevamo l’ora di raggiungere casa sua, più vicina della mia.
    
    Ci liberammo delle borse ed io mi accorsi di non avere la minima ritrosia quando mi spogliò lasciandomi con la sola sottoveste che copriva mutandine e reggiseno, lei non la portava e rimase con indosso i due indumenti intimi: aveva un bel corpo, non oltraggiato dall’età e a suo dire io non ero da meno.
    
    Mi baciò a lungo prima di sedersi sul lato estremo di un divano, mi ...
    ... fece adagiare sullo stesso con la testa alloggiata sulle sue cosce, mi accarezzò a lungo il viso e i capelli, abbassandosi di tanto in tanto per baciarmi la bocca e il collo, lasciandomi meravigliata dalle parole che le dissi:
    
    «Renza, voglio finalmente provare cosa significa godere, ti prego fai de me ciò che vuoi!»
    
    Non parlò, iniziò a seguire il profilo del mio viso col polpastrello dell’indice della mano sinistra: fronte, naso, poi mi forzò le labbra e capii che voleva che le succhiassi il dito, lo feci intanto che con l’altra mano mi abbassava le spalline della sottoveste e lo stesso fece col reggipetto, lasciandomelo però allacciato dietro la schiena, mi scoperse i seni e iniziò a giocare con i miei capezzoli sfiorandoli con tocchi esperti e lievi, facendoli lievitare intanto che dal mio inguine si sprigionava una vampata di calore. Non resistetti e inarcando le reni mi tolsi la sottoveste e le mutandine, spalancando poi le cosce per offrirle impudicamente la vagina umida e fremente.
    
    Si abbassò per succhiarmi i bottoncini che svettavano rigidi con i terminali nervosi all’erta, sentivo il calore del suo ventre sul mio viso e con un ardire che non credevo di possedere l’abbracciai per arrivare a slacciarle i reggipetto così d’avere anche i suoi seni da divorare.
    
    Esasperata, vogliosa di sentir deflagrare quell’orgasmo tanto atteso, che si stava formando negli anfratti del mio cervello e iniziava a serpeggiare lungo la colonna vertebrale, le afferrai il polso e ...