Diario piccante di... Aida
Data: 12/09/2018,
Categorie:
Lesbo
Trans
Autore: Senovermiglio, Fonte: RaccontiMilu
... Doveva essere la voce di quell�inno alla bellezza che era seduto accanto a me. �Comunque piacere di conoscerti, sono Pamela� mi disse sussurrando. Sorrisi e con un filino di voce risposi �Aida�� rimanendo a bocca aperta.- Sei da sola? � mi chiese.- Si. � le dissi.- Abiti lontano da qui?- In realtà non molto, sono venuta con il bus. � Le risposi balbettando un po�.- Si è fatto tardi, devo andare ora. � continuò � Ma se vuoi posso accompagnarti.Rifiutai. Non do filo agli sconosciuti o alle sconosciute a meno che non sia a caccia di qualche scappatella, ma date le mie condizioni alcoliche e depressive non ero capace di prendere decisioni e non mi sarei voluta trovare da sola con una ragazza così bella.- Vieni spesso qui, Aida? � Fu la sua domanda.- Si� - dissi con un fil di voce.Mi sorrise ancora. �Bene, spero di rivederti presto. Buona serata!� E con queste parole si allontanò ancheggiando. Il suo passo era uno spettacolo teatrale.Tornai a casa frastornata da pensieri i più vari, di lei, della sua bellezza. Pamela, si chiamava�Frequentai ancora per molti giorni quel bar sperando di rivederla, fin quando, alcune settimane dopo, sempre con un calice di vino tra le mani, la scorsi da lontano bere birra seduta ad un tavolo nascosto. L�istino mi prese all�istante e, più lucida della volta scorsa, mi avvicinai con prontezza.�E� libero, sei da sola?!� Le dissi con voce energica.�Siedi pure, mi fa piacere vederti!� Disse e mi sorrise ancora, con l�altra volta. Era ...
... splendida.Iniziammo a parlare del più e del meno, bevemmo molto tra una parola e l�altra. Confessò di essere la segretaria in uno studio di avvocati, di avere qualche altro lavoretto e di essere sola. Le parlai un po� di me, della mia storia conclusa definitivamente ma che ancora mi trascinavo dietro, della mia inettitudine, ma non le dissi che si trattava di un amore omosessuale, non le dissi di esserlo in realtà. Si fece tardi e insistette per portarmi a casa. Accettai.Quando si alzò notai l�abbigliamento di Pamela: Gonna al ginocchio, giacca di pelle abbottonata sul ventre a coprire, anche se parzialmente, un décolleté invitante e tacco. �Che figona� pensai e le sorrisi.Sculettò fino alla sua automobile, un�utilitaria, e mi aprì lo sportello per farmi salire. Si mise al volante e mi chiese dove abitassi. Le diedi l�indirizzo e con un sorriso disse �Oh, dobbiamo passare prima da casa mia, ti fermeresti per un caffè?� Titubante diedi risposta negativa, ma insistette e così, dopo molti tentativi di persuasione, accettai inebriata da quel corpo che mi stava accanto.Casa sua era classica, qualche quadro, forse un paio di mobili d�antiquariato. Una cucina semi-abitabile ed un salotto, poi altre due stanze.Sculettando ancora mise la moka sul fornello e sorridendo riprese a parlarmi della sua vita, delle sue abitudine, e mentre parlava toglieva via i vestiti. Si metteva comoda, diceva.Non so se le sua movenze erano sensuali per davvero o era la mia mente ad immaginarle tali, so solo che ...