1. Chiara - Le tre prime volte


    Data: 20/09/2018, Categorie: Etero Autore: No_name, Fonte: EroticiRacconti

    Nella cabina riecheggia il rapido martellare delle ruote sui binari, i paesaggi si avvicendano velocemente dipingendo un inutile sfondo al di là del finestrino. Sono solo, o almeno questo dicono alla mia coscienza il mio sguardo assente e le mie orecchie mute; solo, con un sol pensiero. Sono in viaggio ormai da diverse ore e qualcuna in meno, ancora, mi separa da te. Separa i nostri corpi che si anelano vicendevolmente, ma non le nostre menti. Lo so!, ne sono certo, che anche la tua non ti dà tregua e ti tormenta di sogni su questo nostro primo incontro; l'abbiamo pianificato già da tempo, ci siamo confessati come renderlo unico per noi, ma finché un sogno non s'assapora ha sapore d'ossessione. Il paesaggio non aiuta, tantomeno il rumore del treno; offrono anzi la giusta rilassatezza alla mia mente, per concentrarsi sul suo solitario tarlo; e un'altra cosa non le concede distrazioni… un cazzo che dall'inizio di questo viaggio sembra voglia esplodermi nei pantaloni! Teso, duro, piegato dalla ristrettezza per lui eccessiva degli indumenti, come solo quando facciamo i nostri giochi. Guardo l'ampio schermo del mio smartphone, gongolo per i suoi 6 pollici che si fanno particolarmente apprezzare in queste occasioni; premo su foto > album > Chiara. Inizio a scorrere le numerose foto che mi hai regalato e la mia mente vola su tutti i nostri momenti, trascorsi insieme pur se distanti. Ricordo la nostra prima conversazione in chat, nata per caso: galeotto fu un noto social network ...
    ... che, chissà perché, decise che io dovessi chiederti l'amicizia, e allora lo fece lui per me notificandomi direttamente quando tu l'accettasti; che scusa assurda deve esserti sembrata. Ma questo ricordo sfugge rapido, qualcuno tra le gambe era più interessato ai successivi. Trascorsi pochi giorni tra scherzi e battutine allusive, dopo una tua foto sì in reggiseno, ma quasi innocente, mi mandasti la prima, come la definisti tu, "un tantino osé": una vista da un angolo del letto su tutto il tuo corpo, disteso, completamente nudo!; una gamba flessa con un tatuaggio di cui poi mi raccontasti la storia, anche quella dai risvolti lievemente piccanti; una lunga coscia, riempita da un po' di rumore digitale; una mano posata, maliziosa, sul tuo monte di Venere; il profilo di un seno con un capezzolo che, ahimè!, si perde in una risoluzione non troppo elevata; e un viso parzialmente in ombra, di cui si scorge poco. Dopo questa foto ne ho ricevute tante altre, tantissime, ma lei è la prima, ed è ancora una di quelle che più mi fa tirare il cazzo. Quanto vorrei potergli donare la libertà che sta agognando, tirarlo fuori e segarlo violentemente, quasi a farmi male, fino a esplodere tutto il mio piacere, e poi ripetere il tutto con la foto seguente. Questo mi riporta a quella volta, molte seghe dopo la tua prima foto, che per un giorno intero mi dicesti di non dargli sfogo, e che per un giorno intero mi hai provocato divertita. La tensione di quel giorno ancora la ricordo, e anche il mio ...
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