1. lo stesso veleno


    Data: 20/09/2018, Categorie: Etero Autore: lampone, Fonte: RaccontiMilu

    A Domizia, che prendera' il mio posto.Lucilla e il mio nome, pettinatrice la mia professione. Non mi lamento del trattamento riservatomi dalla mia Signora. Ella mi picchia di rado col torsello, e il mio seno, che presento sempre nudo a lei e' candido e bianco, Non riconosceresti che appartiene ad una donna schiava.Schiava sono. Appartengo a Terentia , moglie di Rufius Irenaeus. La mia padrona e' sempre bellissima, anche grazie alle mie cure. Ho ricevuto in premio da lei un ornamento e lo indosso con gioia al chiarore della lucerna nella mia stanza da letto. Sarebbe troppo pericoloso farmi osservare dalla parasita.Ogni mattina mi preparo per pettinare la mia Signora, ma oggi e' accaduto un fatto insolito. Nell'ora della tarda mattinata e' comparso all'improvviso il Padrone. Rubizzo in volto, irato e nervoso. Ha gettato il mantello per terra scalciandolo lontano. Si e' chiuso nelle sue stanze. Terentia non ha profferito parola, si e' alzata veloce e allontanandomi con una mano ha posato sui capelli un velo e lo ha raggiunto. Sono rimasti soli per un poco ed io non sapevo come comportarmi, temendo di offendere uno dei due sono rimasta in attesa di un loro cenno.La mia Signora e' ricomparsa scossa in volto e subito mi ha chiesto di terminare l'opera mia che aveva fretta di uscire. Ho fatto del mio meglio , ma le mani tremavano e così ho meritato due schiaffi sul seno , a mani nude. Il segno dell'anello mi ha ferito, lasciando una piccola scia rossa sul solco superiore ...
    ... dell'aerola.Rimasta sola ho raccolto con cura i miei ferri e mi sono avviata verso la stanza. Rufius usciva in quel momento e Fermati! mi ha intimato. Ad occhi bassi e tremanti ho bloccato i miei passi. Senza guardarlo ho chiesto di cosa ha bisogno Signore? Devi radermi, ha risposto, seguimi. Non potevo rifiutare, non ne ero affatto contenta , speravo comunque che la mia Signora non rincasasse prima di aver terminato.Il mio Signore e' bello. Non molto alto, moro, occhi di brace . Pelle curata e morbida. Il mio Signore non lo sa ma io lo fisso spesso alle spalle, questo posso concedermi , solo questo. La mia vita non prevede molto altro, ma capita che alla sera mi accarezzi il pube pensando a lui, ai polpacci tesi e alle gambe muscolose.Ora e' qui davanti a me, il collo leggermente allungato e gli occhi socchiusi. Tremo, ho paura. Allungo il braccio ma subito mi blocca il polso. Come ti chiami? Lucilla Signore, Lucilla il mio nome. Lo sguardo pungente scende sul mio viso e poi oltre, sul petto nudo. Il pollice scivola sul seno, segue la traccia rossa lasciata dalla mia Signora. E questo? lo meritavo Signore. Sorride ironico, e indugia ancora sul mio capezzolo. Si sta indurendo e deglutisco veloce mentre le guance si imporporano. Sei bella, dice sei bella e la mano strizza il seno. Il capezzolo spunta tra le dita, mentre mi cinge alla vita e mi avvicina al sedile . Signore....tento un labile lamento, ma lesta la mano si allontana dal seno e scosta la veste. Tocca la riccia peluria che mi ...
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