1. L'Inferno di Anna e l'Abisso di Francesca cap. 3 - Collana l'Inferno e l'Abisso


    Data: 29/09/2018, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Koss

    ... tra i due alti cespugli e la centrava perfettamente sul viso e sul corpo. Anna non osava muoversi, era paralizzata, tirò indietro solo il viso per non riceverlo direttamente sul volto, ma di più non osò fare. Lei era una preda inerme, anche per un ubbriaco. Sembrava non volesse finire più, ma poi terminò, di nuovo zip e l’uomo si allontanò borbottando. Anna piangeva, realizzò che si trattava solo di un ubbriaco che si era liberato la vescica. Ma lì non poteva più stare, c’era un lago di orina e lei puzzava come una capra. Si allontanò china riducendo al minimo la possibilità di essere vista. Renata scrutava meticolosamente davanti a sé con la torcia, sentiero dopo sentiero, dietro ogni cespuglio o anfratto. La Mistress era cosciente che sicuramente la preda si era allontanata. Probabilmente ora era in un altro settore, ma bisognava essere sicuri. Ogni tanto vedeva qualcuno muoversi, sicuramente barboni, ubriaconi o drogati. Non aveva paura di quei tipi, potevano intimorire solo i paurosi, bastava alzare la voce che sarebbero scappati via. In ogni caso aveva il cellulare e per ogni evenienza anche un taser nella tasca del giaccone. Renata era una bionda dai capelli fini e lunghi sui 40, esile e minuta, apparentemente fragile, ma con due belle tette. Era alta 165 cm e normalmente vestiva in modo elegante, ma severo. Gonne strette, tacchi alti, vestitini fini e raffinati che generalmente concedevano la vista del prorompente seno. C’era qualche movimento al margine della sua ...
    ... visuale, ma niente di rosso. Guardò dietro un cespuglio e vide un brandello di maglina rossa. E poi, per terra, la pozzanghera che si stava assorbendo. Puzzava, ma insieme alla puzza un odore più dolce. La troia si era profumata, ma poi si è pisciata addosso pensò Renata. Era lei indubbiamente, a terra c’erano chiari segni dei tacchi a spillo che affondavano nel terreno morbido. Poi la preda si era spostata sul duro e sul sentiero le tracce si perdevano. Chiamò in conference call gli altri e li ragguagliò. – Viene verso il centro del parco – disse il marito – ma tu stai attenta che non ritorni indietro, non abbandonare il tuo quadrante. - Il marito di Renata, Alberto, andava verso i cinquanta, ma era perfettamente in forma, alto, robusto e snello, portava i baffi e questi insieme allo sguardo luciferino intimorivano non poco. Erano le 23,30, era passata più di un’ora da quando Anna era diventata una preda. Puzzava, era ghiacciata ed avvilita. Il piscio si era raffreddato sul suo vestitino ed ora contribuiva non solo a farla puzzare, ma anche a raffreddarla. Si aggirava a casaccio in quel parco che non conosceva. Si teneva lontana dai vialetti, camminava sotto gli alberi rasente ai cespugli. Si addentrò nel buio, lì si sentiva più sicura e cercava di guardare lontano per vedere se c’era traccia dei suoi cacciatori. Così facendo non guardava invece dove metteva i piedi. Fu così che inciampò in un corpo avvolto in vecchie coperte e steso su dei cartoni. Cadde gridando terrorizzata, ...