1. L'Inferno di Anna e l'Abisso di Francesca cap. 3 - Collana l'Inferno e l'Abisso


    Data: 29/09/2018, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Koss

    ... mentre l’altro bestemmiava svegliandosi e subito all’erta. L’uomo, una montagna di grasso puzzolente e con qualche rotella fuori posto le si avventò addosso urlando maledizioni in una lingua slava. Anna cercava di scusarsi, ma forse l’altro neanche la capiva e comunque appena vide quelle cosce bianche aperte ed invitanti si svegliò del tutto e cerco di metterla sotto. Anna urlò a squarciagola e l’uomo balbettò in un italiano stentato – zitta troia che ora ci divertiamo. – Anna ormai impazzita dal terrore gridò ancora più forte mentre il tizio cercava di tenerla ferma. L’uomo le mise una mano tra le cosce e quando sentì brancicando che non portava mutandine sorrise compiaciuto. – Lo sapevo che eri una troia – disse sghignazzando. Anna era nel panico e fece quello che non avrebbe mai fatto. In situazioni come quella si sarebbe paralizzata aspettando rassegnata il suo destino. Invece reagì rabbiosamente. Impaurita più dai rischi di malattie che dallo stupro in sé. Approfittando del fatto che il bestione aveva, per un attimo, allentato la presa per slacciarsi i pantaloni, gli tirò una pedata al basso ventre e scappò. Stavolta fu l’uomo a gridare piegandosi in due e giurando che gliel’avrebbe fatta pagare. Il bestione era però lento ed impacciato di suo, poi, con i pantaloni abbassati, era ancora meno veloce. Anna riuscì ad allontanarsi. Era finita nel settore dell’Arco della Pace e tutto quel casino arrivò alle orecchie di Sara. La giovane Mistress intuì che tutto quel casino ...
    ... poteva essere provocato dalla sua preda e si precipitò verso il punto da cui le urla provenivano. Sara era una moretta con i capelli a caschetto, aveva trenta anni, era più piccola e minuta di Renata, ma molto più scattante e veloce. In breve raggiunse il punto da cui provenivano le urla. Ci trovò però solo il bestione che, vedendo un’altra donna sulla sua strada, cercò di rimediare all’occasione persa provando a ghermire la nuova. Ma Sara molto più freddamente di Anna e per niente intimorita ripeté la stessa azione, con maggiore precisione e violenza. Questa volta il bestione si accasciò a terra proteggendosi i coglioni e mormorando – puttane italiane. – Sara si guardò intorno e vide un vestitino striminzito rosso che fuggiva. Cento metri più in là ai margini del prato. Si buttò all’inseguimento silenziosa ed implacabile. Anna, troppo presa dai suoi tormenti, non si era accorta di essere inseguita. Uscì dal prato, svoltò in un vialetto e poco dopo entrò in un boschetto facendo perdere le sue tracce. Sara, stizzita dall’aver perso la preda, comunicò agi altri gli eventi. Il cuore batteva forte, in due ore aveva avuto due brutte avventure. Pensò seriamente di consegnarsi ai suoi cacciatori. Forse avrebbe corso meno rischi. Poi però prevalse l’orgoglio e la soddisfazione di aver reagito e dell’essersela cavata. Devo solo trovare un posto sicuro ed aspettare altre quattro ore, non più di cinque, pensava. Erano passate altre tre ore. Anna era stremata, ma voleva resistere, altre due ...