1. Come parlarne? - Capitolo VI


    Data: 08/10/2018, Categorie: Feticismo Autore: VB1977, Fonte: EroticiRacconti

    ... riguardo al futuro, ti fa essere felice anche nel presente. Incasinato, ma comprensibile. Una bella teoria.” Mi prese la testa tra le mani e mi schioccò un enorme bacio sulla bocca. “Devi essere felice, non ansioso. Se oggi sei ansioso, domani come sarai? Non c’è nulla che posso fare per aiutarti?” La guardai, riflettendo. Poi scossi le spalle: “Non ne ho idea”. Nei giorni successivi riflettei sul fatto che Debora aveva ragione. Era lei a scegliere di stare con me e aveva già fatto la sua scelta praticamente da sempre. Tra l’altro anche ora, come già succedeva in passato, parlavamo molto. Avevamo intesa, intense comunicazioni e condividevamo tutto. Se avesse avuto dei motivi per chiudere con me, sicuramente mi avrebbe prima dato dei segnali. Questo pensiero mi tranquillizzò un po’. Ma la mia paura di perderla non era poi così ingiustificata. Aveva un sostegno nel fatto che, sebbene avessi sempre provato un desiderio forte, non avevo mai creduto di poter vivere veramente una storia d’amore reale con una ragazza. Non avevo quindi mai neanche pensato alle basi su cui si sarebbe dovuta fondare. Ed il fatto di essere considerato uno sfigato non aveva fatto altro che accentuare e radicare nel mio inconscio la convinzione che non avrei mai trovato una ragazza, con la conseguenza che, quando invece l’avevo trovata, non ero pronto a vivere una relazione. Tutto pareva un’incognita. Vedevo davanti a me scelte da fare e, nonostante il terrore di sbagliare, sentivo l’ansia di dover fare ...
    ... in fretta e bene tutto e subito, per non perdere l’unica ragazza a cui sembravo interessare. Invece Debora di fretta non ne aveva proprio, anzi, al contrario, era tranquilla e paziente con me, sopportava bene tutti i miei complessi e cercava di aiutarmi a superarli con una calma zen che Dalai Lama levati. Riconoscevo pienamente le qualità di Debora. La ammiravo ed ero pienamente conscio di volere essere come lei. Forte e intelligente, sempre pronta nelle difficoltà. Rappresentava le mie aspirazioni. Eppure lei mi diceva che non dovevo cercare di essere come lei, che mi sarebbe bastato sviluppare la parte migliore di me e demolire le mie insicurezze. Erano soprattutto queste a frenarmi. Ed erano soprattutto queste a venir fuori al primo impatto con le persone. Per questo la gente mi sottovalutava. Perciò decise di lavorare con me affinché almeno alcune sparissero. Ma io lo seppi solo quando arrivai da lei, quel sabato. Arrivato a casa sua, salutai i suoi genitori, che ogni tanto si concedevano una pausa dal lavoro e dai viaggi in Inghilterra, e mi fermai a chiacchierare un po’ con loro. Domandai di Barbara, di come andassero le cose in Inghilterra. A volte la sentivo, ma non tanto spesso, però la consideravo quasi una sorella maggiore, quindi cercavo di tenermi informato. Mi diedero buone notizie e ne fui contento. Aggiunsero inoltre che pure Debora, nonostante avesse sempre avuto buoni voti, negli ultimi mesi era addirittura migliorata. “Non riusciamo proprio a capire cosa le ...
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